Premiati gli eroi dei diritti umani

Dalla Rassegna stampa

Qamar Naseem, pakistana, con la, sua organizzazione «Blue Venis» si batte contro i matrimoni precoci e forzati. Francesco Morelli, come spiega il presidente della Commissione diritti umani Luigi Morelli, «descrive da 12 anni la Spoon River italiana, i casi di morte di carcere, un’attività di intenso significato morale e di grande difficoltà, lottando contro la burocrazia». Un mostro carcerario che Morelli conosce bene, essendo stato egli stesso detenuto. E poi un premio speciale alle donne dell’opposizione siriana, scese in piazza contro il regime di Assad: a ritirarlo, Suhair Atassi, che fa parte della Coalizione nazionale siriana, e Oula Ramadan, della Rete delle donne siriane.

Sono i premi 2014 di «Non c’è pace senza giustizia», celebrati anche da un messaggio di Napolitano, nella storia di persone lontane dai riflettori ma che in nome dei diritti hanno operato con tenacia e in condizioni spesso crudeli. All’associazione è legato il nome di Emma Bonino, ieri presente alla sala Zuccari del Senato per la giornata di convegno. Che ha ricordato come «diritto alla vita» sia «vita del diritto», poiché ogni violazione dei diritti umani è una violazione di legge o trattato, e che «la tutela dello stato di diritto è l’unico modo di garantire il rispetto della libertà». Una, giornata molto importante perché poi difendere i diritti degli ultimi della terra serve a mantenere in vita anche i diritti di noi tutti che viviamo in un sistema democratico. Si son premiate delle persone perché, come ricorda Bonino, «sono le persone a fare la differenza»; e scelte «da una giuria che rappresenta vent’anni di lotta, composta da persone che hanno investito parte della loro vita». E una giornata per ricordare, come ha detto Manconi, che i diritti umani «vanno ancora difesi anche nei sistemi democratici».

 

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