Pisapia firma per Expo, la sinistra lo attacca

Dalla Rassegna stampa

Almeno su una cosa, tutti d'accordo: «È il passo della svolta». I cantieri apriranno in ottobre, la corsa contro il tempo è scattata. L'accordo di programma farà nascere un parco pubblico da 400 ettari («Il più grande d'Europa», secondo i protagonisti dell'accordo), «che s'estenderà sul 56 per cento delle aree a disposizione». Ma anche un nuovo quartiere residenziale con un indice di edificabilità piuttosto alto: 0,52. «Senza questa firma avremmo affossato Expo», spiega Pisapia. Che davanti a telecamere e taccuini difende la «linea» e rassicura: «Non ci saranno ne speculazioni né colate di cemento». A Palazzo Marino la speranza è che la partita, quella vera, inizi con la costituzione della società che acquisirà i terreni e nella quale il Comune avrà una quota identica a quelle della Regione, con un significativo potere d'interdizione (la Provincia entrerà invece con una quota molto bassa, inferiore al cinque per cento).

Roberto Formigoni rivendica il (lungo) percorso fatto. La scelta della newCo al 100 per cento pubblica («I privati li abbiamo tenuti fuori dai piedi, più di così?»), soprattutto. E però, con buona dose di realismo, il governatore disegna pure uno scenario post 2015 non esattamente «bucolico»: «Oltre al grande parco urbano nascerà un nuovo quartiere. D'altra parte dovremo pur rientrare dagli investimenti sostenuti?». Il rischio, spiega il governatore, è quello di Torino, che dopo le sue Olimpiadi si è svegliata con le casse pubbliche vuote.

Stamani la giunta di Palazzo Marino è chiamata a ratificare l'accordo. In sofferenza, oltre agli assessori della sinistra radicale, c'è Stefano Boeri, che oggi potrebbe addirittura rimettere sul piatto le deleghe ad Expo, conservando invece quelle alla Cultura. La battaglia si trasferirà poi in aula, lunedì 25 luglio. Lì i malumori della sinistra radicale e di parte del Pd si faranno sentire. L'antipasto è però tutto nelle primissime reazioni alla notizia dell'accordo firmato. I referendari sono i più delusi. Secondo il radicale Marco Cappato, per dire, «mancano garanzie contro la speculazione». Del tutto analoga la posizione di Edoardo Croci, ex assessore alla Mobilità della giunta Moratti e presidente del comitato per i referendum milanesi. «Oltre all'elevato indice di edificabilità, costituisce un elemento di preoccupazione l'indeterminatezza del piano complessivo sul futuro dell'area, per quanto riguarda la tipologia degli insediamenti e la distribuzione dei volumi». «Preoccupato» anche Antonello Patta, della Federazione della Sinistra: «Se lo 0,52 fosse realizzato, rappresenterebbe una gigantesca speculazione rispetto ad un'area agricola dal valore dieci volte inferiore a quanto convenuto. Ma anche prendendo come buono il valore delle aree definito dall'agenzia delle entrate, un indice intorno allo 0,15 sarebbe stato più che sufficiente a remunerare il valore stabilito per i terreni di 120 milioni». Il sindaco incassa invece in serata il sostegno a distanza di Nichi Vendola: «Sta resuscitando il cadavere di Expo». Sul fronte opposto, «stuzzica» il capogruppo della Lega Matteo Salvini: «Pisapia inganna i cittadini. Che fine hanno fatto gli ambientalisti e i loro referendum?». La discontinuità c'è, assicura Pisapia. Per i risultati raggiunti, non fosse altro: «La Moratti per tre anni ha litigato, noi in un mese abbiamo fatto partire Expo».

Chiusura affidata a Diana Bracco, presidente della società che gestirà l'appuntamento del 2015: «Con la firma di oggi, Expo non è più un sogno. È un fatto».

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