Il «pirla» targato Formigoni

Al presidente Formigoni sembra applicarsi una massima che lui, così religioso, sicuramente conosce: «Dio confonde chi vuole perdere».
Che qualcosa non andasse per il verso giusto si cominciò a sospettarlo dopo il vistoso cambio di look grosso modo coevo allo scandalo delle firme false denunciato dai radicali per le ultime elezioni regionali. Se ne ebbe conferma quando li accusò di aver manomesso gli elenchi di firme sequestrati dalla magistratura. Per questo ora è processato per diffamazione aggravata. Dopo aver passato l'estate a proporsi nel suo partito come alternativa a Berlusconi ottenendo una reazione di infastidita indifferenza, oggi si ritrova con la sua maggioranza decimata dai più vari casi di corruzione e illeciti. E che fa? L'altro ieri in aula definisce «pirla» il capogruppo dell'Idv e di fronte alle proteste cita due sentenze della Cassazione che autorizzano un qualche uso del termine. Inevitabile la baraonda e la eco mediatica. Ieri, come informa il sito Affari Italiani, si scopre che la presidenza della Regione ha cancellato l'invito al figlio dell'avvocato Ambrosoli - l'"eroe borghese" ucciso da un killer mafioso inviato dal cattolicissimo Sindona - a presenziare ad una cerimonia in ricordo del padre. Il giovane Ambrosoli aveva rilasciato una intervista civilmente critica sulle vicende della Regione. Come si può definire un comportamento del genere? Due sentenze della Cassazione autorizzano a definirlo un comportamento da pirla.
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