Permesso a punti Le condanne pesano anche se non definitive

Dalla Rassegna stampa

I1 28 luglio è stato approvato dal Consiglio dei ministri il cosiddetto "accordo integrazione" introdotto dal pacchetto sicurezza del 2009. L'accordo dovrà essere sottoscritto da tutti i cittadini extracomunitari, tra i sedici e i sessantacinque anni, che richiedono un permesso di soggiorno superiore a un anno. L'accordo non è retroattivo e funziona con un sistema a punti. Ogni straniero avrà in partenza un credito di 16 punti e il regolamento dell'accordo disciplina le modalità di acquisizione e perdita degli stessi. Il "percorso di integrazione" dura due anni al termine dei quali lo straniero dovrà presentare idonea documentazione attestante i crediti raggiunti. 30 punti è il limite minimo per la concessione del rinnovo del permesso di soggiorno, per crediti da 1 a 29 può esserci la proroga di un anno, al fine di acquisire i crediti mancanti, mentre per punteggi pari a zero o inferiori c'è l'espulsione. Indispensabile frequentare un corso di educazione civica e conoscere l'italiano al livello A2. Gli altri crediti possono essere raggiunti tramite, per esempio, corsi universitari, attività di volontariato, scelta del medico di base. Per perdere crediti devi aver avuto problemi con la giustizia. Nel regolamento viene differenziata la decurtazione dei punti che può arrivare a 25 per una pena superiore ai tre anni di reclusione. E proprio qui sta il punto: la tabella indica che si perdono punti anche se la condanna non è ancora definitiva. La nostra Costituzione, all'art. 27, recita che «l'imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva». Chissà quante domande faranno, durante quei corsi di educazione civica, per comprendere come mai l'articolo 27 non valga per loro e per farsi una ragione di quella disparità.

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