E i «pentastellati» vogliono «blindare» il Parlamento dagli odiati giornalisti

Dalla Rassegna stampa

Hanno mantenuto la promessa: dopo i ripetuti attacchi alla stampa e i tentativi di tenere i giornalisti alla larga dal Movimento, i Cinque Stelle ci riprovano. I tre componenti M5s dell’Ufficio di Presidenza di Montecitorio hanno fatto richiesta di costituire un gruppo di lavoro che punti a limitare l’accesso e la possibilità di movimento a Montecitorio per i lobbisti e per i giornalisti. Con la creazione di un organismo, costituito da rappresentanti dei gruppi, dell’associazione della stampa parlamentare, di Confindustria e dell’istituzione della Camera per vagliare i criteri di accesso in Parlamento.

«È un grande successo» e non «una cacciata dal Tempio» spiega il vicepresidente della Camera, il deputato M5s, Luigi Di Maio che dice di ispirarsi al modello francese. Quello che, ricorda, prevede l’accesso della stampa nelle sedi parlamentari «strettamente limitato alle tribune stampa, sala per le conferenze stampa, sala stampa». Un’iniziativa di stampo fascista, replica l’associazione della stampa parlamentare. «Spiace constatare che il M5S, nato con l’obiettivo dichiarato di aprire il Parlamento "come una scatola di tonno" e dunque di favorire la trasparenza delle istituzioni, una volta entrato a farne parte, si trasformi nel promotore del più grande tentativo di chiusura della Camera ai giornalisti», si lamenta l’Asp che annuncia battaglia.

Tentativi che hanno fatto capolino più volte nella storia del Parlamento repubblicano. E che hanno visto schierarsi contro il libero accesso in Transatlantico anche illustri paladini della trasparenza come Marco Pannella. Fui lui, infatti, che in occasione della sua battaglia per l’introduzione dell’uninominale secco durante la Bicamerale, deplorando i giornalisti che avevano notato un suo «lavorio» per portare alla sua causa anche Umberto Bossi dichiarò: «Ritengo che il Transatlantico debba essere sgombro da giornalisti: perché è normale e doveroso che qui gli eletti si vedano nel modo più intenso e confrontino le loro idee». E fu proprio la Lega di Bossi il partito che ingaggiò, prima del M5S, la sua crociata contro i giornalisti. E della quale si ricorda l’attivismo un po’ troppo manesco del suo servizio d’ordine a «difesa» delle spesso «originali» manifestazioni di partito.

Si deve invece al presidente della Camera, Luciano Violante, la realizzazione di uno spazio «off limits» alla stampa, alle spalle dell’Aula. Era il dicembre del ‘96 e in poco più di due settimane destinò all’uso esclusivo dei parlamentari quel corridoio, conosciuto dai frequentatori di Montecitorio come «Corea» o «galleria dei complotti». È invece opera di Giulio Andreotti la chiusura nel 1990 del cortile di palazzo Chigi, un tempo pullulante di cronisti a cui fece «dono» di una apposita sala stampa. Ora l’Asp promette di opporsi «in ogni modo a qualsiasi restrizione della trasparenza». Ed anche la presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio Paola Spadari sottolinea: «I lobbisti sono portatori di interessi privati, i giornalisti di un diritto costituzionale. Il M5S che associa queste due categorie evidentemente non coglie la differenza».

 

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