I pedaggi per stranieri e l'Europa che non c'è

Il sigillo alla grande coalizione potrebbe averlo messo l’assemblea dell’Ig Metall, il potente sindacato dei metalmeccanici, quando martedì a Francoforte ha applaudito il cancelliere Angela Merkel. Ancor prima della conclusione di un’ultima nottata di trattative. Sull’accordò fra democristiani e socialdemocratici incombe tuttora l’enorme spada di Damocle del referendum fra gli iscritti della Spd, 472mila militanti inaciditi da due pesanti sconfitte consecutive sulle quali faticano a compiere l’autocritica necessaria.
Nel negoziato, durato oltre due mesi, però, la Spd ha guadagnato terreno, soprattutto sui temi di politica interna, come il salario minimo, il tetto sugli affitti e probabilmente la doppia cittadinanza agli immigrati. Ma sulla politica europea esce vincente su tutti i fronti la linea Merkel, una linea che del resto gli elettori tedeschi hanno apprezzato e che per tutta la legislatura scorsa i socialdemocratici non hanno potuto che appoggiare pur dall’opposizione. Anche perché i valori della disciplina fiscale e della competitività attraverso le riforme sono in fondo anche i loro, perché lo sono della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica tedesca. È per questo che era facile prevedere che sarebbe risultata illusoria, nella interminabile paralisi delle scelte europee che ha preceduto, e seguito, il voto tedesco, l’aspettativa che una grande coalizione, con l’entrata nel Governo dei socialdemocratici "europeisti" al posto degli ondivaghi liberali, avrebbe portato con sé una Germania diversa di fronte all’Europa.
Se ci sarà qualche aggiustamento (come c’è già stato, per esempio, sui tempi del risanamento fiscale nei Paesi in crisi), sarà ai margini. Il cuore della politica di Berlino resterà lo stesso. Ma c’è anche una ragione tattica per cui la rotta europea resterà relativamente invariata. Una grande coalizione, soprattutto con una maggioranza così ampia, si espone a due rischi, se dovesse dar segno di cedimento: la defezione sui temi europei dell’ala più scettica della Cdu/Csu, che potrà permettersela senza rischiare di far cadere il Governo, ma mettendo a repentaglio l’autorità del cancelliere, e l’apertura di uno spazio, che nella politica tedesca non c’è mai stato, a destra dei democristiani.
Con le elezioni europee così vicine gli anti-euro di AfD possono approfittarne. Rientra in questa tattica anche la soluzione populista di far pagare pedaggio solo agli automobilisti stranieri sulle strade tedesche, per finanziarne la manutenzione sacrificata al totem dei bilanci in pareggio e non violare la promessa elettorale di non alzare le tasse. Per l’Europa, la lunga parentesi delle elezioni è stata un’attesa vana. A piegare la signora Merkel potrebbe essere solo la forza dei fatti, l’urgenza creata dal riacutizzarsi della crisi. Forse non c’è da augurarselo.
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