Pdl e radicali esultano Sconfitti Pd, Idv e centristi

Dalla Rassegna stampa

Sono bastate due ore, quelle comprese tra la sentenza della Consulta e il voto della Camera sull'arresto di Nicola Cosentino, per terremotare il clima delle larghe intese, che durava dal 16 di novembre. Due decisioni, l'inammissibilità dei quesiti e il voto contrario all'arresto del deputato pdl, che cambiano i rapporti di forza dentro al Parlamento e, in qualche caso, anche nei partiti. Due soltanto le formazioni che, ieri pomeriggio, potevano cantare vittoria: Popolo della libertà e Radicali. Il partito di Alfano era contrario ai quesiti referendari: la legge elettorale vigente, infatti, era targata centrodestra. In caso di voto il Pdl, che già studia una nuova legge elettorale, si sarebbe trovato ad un bivio difficile: prendere le distanze da una sua legge o affrontare una probabile sconfitta. Il Pdl ha vinto, poco dopo, anche alla Camera: non solo è rimasto compatto, ma ha dimostrato di essere ancora capace di convincere con le sue posizioni garantiste. Il salvataggio di Cosentino e le dimissioni da coordinatore in Campania, inoltre, risolvono qualche problema interno. Escono vincitori i Radicali. Principali sponsor dei referendum, questa volta si erano tenuti alla larga dal Comitato promotore, lasciando la scena - e, in finale, il clamoroso insuccesso – ad Antonio Di Pietro ed Arturo Parisi. Su Cosentino sono stati coerenti in Aula con la decisione di Maurizio Turco in commissione: c'è "fumus persecutionis". Hanno fatto arrabbiare - di nuovo - Rosy Bindi, ma, sono riusciti, pur "ospitati" dal Pd, a mantenersi distinti e determinare il risultato.

I democratici escono dalla giornata con un fallimento e mezzo. Pier Luigi Bersani era stato costretto ad appoggiare la raccolta di firme. Sicuramente, sancita l'inammissibilità, il segretario si sente meglio: avrà più tempo per discutere una nuova legge col Pdl, ma, intanto, è stato accusato di voltafaccia dai dipietristi. Il Pd ha perso la battaglia su Cosentino: non soltanto l'ex sottosegretario si è salvato, ma, come ribadito dagli ex azzurri ieri, il voto dimostra che la golden share del Parlamento è ancora di Berlusconi. La Lega, ieri, ha incassato una vittoria ed una sconfitta. La vittoria l'ha portata Roberto Calderoli, ideatore del Porcellum, che ha azzeccato il pronostico e al quale la Consulta ha riconosciuto di avere scritto una legge giusta. La Camera, però, non ha dato le medesime soddisfazioni: Bossi e Maroni, con le loro truppe, non sono mai stati così lontani.

Ricorderanno a lungo il 12 gennaio 2012 i dipietristi e l'Udc. Idv perde - per mano di giudici, tra l'altro - la battaglia per il referendum, che doveva essere la volata per le prossime elezioni. E il giustizialismo dell'ex pm si schianta contro la maggioranza del Parlamento. L'Udc sperava che il referendum aprisse un dibattito sulla legge elettorale, ma dovrà accontentarsi di sedere al tavolo della trattativa tra i due "giganti" Pd e Pdl, con interessi convergenti a schiacciarla. Sul voto per Cosentino, invece, il gruppo Udc - anche se il segretario Cesa nega - ha perso pezzi. Stessa sorte per i compagni di strada di Fli: avevano creduto fino all'ultimo nell'arresto di Cosentino. Nonostante il gruppo abbia votato in maniera compatta, i finiani non sono stati decisivi.

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