Il Pd rilancia sui giudici: responsabilità civile, adesso si cambia

«Su questa proposta di legge il mio partito ha deciso di metterci la faccia. Non sarà una riforma portata avanti di nascosto». Il giovane deputato Danilo Leva, da sei mesi responsabile Giustizia del Pd, è alla vigilia della prova più grande. Il Pd ha infatti deciso che è venuto il tempo di rimettere mano alla legge Vassalli, quella che dal 1988 regola la responsabilità civile dei magistrati. Se ne comincia a discutere oggi alla Camera.
Leva, perché avete deciso di riscrivere la legge sulla responsabilità civile dei magistrati?
«Ci sembra evidente che la legge, così com’è, non funziona. Sulla base della Vassalli, che è una legge del 1988, ci sono stati soltanto 4 casi di magistrati sanzionati in venticinque anni. È mai possibile? Per questo motivo noi proponiamo di conservare il meccanismo della rivalsa indiretta, ovvero il cittadino fa causa allo Stato e semmai è lo Stato a chiedere i danni al magistrato, ma semplificando le procedure. Proponiamo di eliminare il filtro dei tribunali, un meccanismo di per sé defatigante e disincentivante».
La legge attuale stabilisce che il magistrato possa essere chiamato a rispondere solo in caso di dolo odi colpa grave.
«Premesso che mai potranno essere chiesti i danni a un magistrato per un’interpretazione delle norme oppure per la valutazione del fatto, aggiungiamo al dolo anche i casi di "manifesta violazione di norme o di travisamento di una prova che ledano i diritti fondamentali della persona". Secondo noi, e dovrebbero convenirne anche i giudici, è una formulazione equilibrata che contempera il principio irrinunciabile dell’autonomia e indipendenza del magistrato con il principio della responsabilità».
Lei saprà bene che da domani vi dipingeranno come nemici dei giudici e amici di Berlusconi.
«E io spiegherò a tutti che il Pd è consapevole della peculiarità unica della funzione giurisdizionale rispetto ad ogni altra funzione dello Stato. Perciò non si tocca la responsabilità indiretta, altrimenti diventerebbe indebita pressione sul magistrato. Ma questa legge, come la nuova custodia cautelare, l’abolizione dell’ergastolo, il superamento della Bossi-Fini e della Fini-Giovanardi, sono figlie di una cultura delle garanzie che la sinistra ha smarrito negli ultimi tempi. Il garantismo, che per troppo tempo è stato strumento in mano ai potenti, deve tornare ad essere tutela dei più deboli».
Che cosa direte ai magistrati, particolarmente reattivi sul tema?
«Che non si tratta di un intervento contro di loro, ma anzi un rafforzamento dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura. In questi anni abbiamo assistito all’espansione della funzione giurisdizionale. È ovvio che dobbiamo rafforzare e consolidare le basi stesse della funzione giurisdizionale, la quale, per stare a un concetto che ho imparato da Ferrajoli, si è indebolita e non rafforzata da certo populismo giudiziario».
Dovrete fare in fretta, sta per arrivare un referendum Radicale.
«Noi pensiamo che sia un dovere della principale forza politica fare le leggi e farle approvare».
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