Pd-Radicali, come nel 1979

Dalla Rassegna stampa

Penso sarebbe un errore non raccogliere la preziosa sollecitazione contenuta nell’articolo di Federico Orlando “Pd-Radicali, storia di una incomprensione” (Europa 29 settembre). È un intervento che mi auguro costituisca l’inizio di un confronto che non può che sortire effetti positivi per tutti.
Penso, per esempio, che Europa potrebbe farsi promotore e “sollecitatore” di una riflessione analoga a quella avviata da Rinascita l’indomani delle elezioni del 1979: quando i radicali portarono in parlamento Sciascia e altri venti parlamentari. A interrogarsi sulla “cosa” radicale si ritrovò il meglio degli intellettuali di formazione marxista e di formazione liberal-socialista.
Ne venne fuori una riflessione collettiva che, a trent’anni e passa di distanza, ha ancora qualcosa da insegnare. L’intervento di Orlando è importante per la sua problematicità. Vi ho contato almeno cinque «forse»: segno di una ricerca, di uno “scavo” di chi si sente pienamente coinvolto, e si augura che sia ancora possibile superare le incomprensioni.
Orlando annota che le scelte monotematiche di Pannella e dei radicali «rischiano di restare guerriglia tattica, senza più la prospettiva delle grandi offensive per ribaltare il paese…»; e cita iniziative politiche che però furono appunto «monotematiche ». Una “monotematicità” che seppe unire militanti ed elettori dei grandi partiti della sinistra di allora con militanti ed elettori dell’allora partito cattolico, e attraversò anche l’allora Msi di Almirante.
Al contrario di Orlando che appare dubbioso, credo che oggi come ieri le scelte “monotematiche” abbiano una valenza strategica. La valenza ben individuata in un bel libretto di Giovanni Moro, quel Anni Settanta che gli sarà costato grande sofferenza, perché deve essere stato doloroso ripercorrere una stagione politica che ha duramente colpito lui e la sua famiglia. «Sono stati anni di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica», scrive Moro. «Di essa si ricordano per lo più, oltre all’altissima affluenza al voto politico e amministrativo, la partecipazione ai referendum abrogativi, nonché i movimenti di azione collettiva dei giovani, dei lavoratori e delle donne...».
Una stagione nel corso della quale «è stata varata una mole di riforme che hanno contribuito a disegnare il volto dell’Italia in cui viviamo oggi». Riforme che riguardano il sistema del welfare (sanità, psichiatria, interruzione della gravidanza, istituzione dei consultori familiari…), diritti dei lavoratori (statuto dei lavoratori, costituzionalità dello sciopero politico, corsi di formazione delle 150 ore); diritti civili (obiezione di coscienza, divorzio, diritto di famiglia); diritti politici (referendum abrogativi, finanziamento pubblico dei partiti, organi collegiali nelle scuole e nelle università, voto ai diciottenni); assetto dello stato (istituzione delle regioni, creazione del ministero dei beni culturali e ambientali, ecc.); ambiente e territorio (sentenze sull’inquinamento, norme sull’edificabilità dei suoli); la dimensione europea (adesione al sistema monetario europeo, elezione del parlamento europeo a suffragio universale, allargamento della comunità europea)... Orlando teme si arrivi «fuori tempo» per restituire alla democrazia la responsabilità di governo senza tutele. Forse no, anche se i germi della non democrazia ormai hanno corroso il nostro organismo in un modo che appare disperato (e disperante). Forse si è ancora in tempo.
L’antidoto consiste soprattutto nella conoscenza, nella creazione di momenti di confronto e di dibattito senza temere che possa essere duro. Si può suggerire sommessamente di partire dall’esame dello statuto dei radicali? Un modello organizzativo di partito sopravvissuto a mille tempeste fino a diventare il più antico d’Italia: non prevede espulsioni, probiviri, chiunque può iscriversi, ha diritto di voto, di partecipazione ai congressi, non è vincolato ad altro che non sia la sua coscienza.
Questa “cosa” radicale a cui si sono iscritti, riconoscendosi in quello che si cercava di fare, personaggi come Ionesco e Vittorini, Sciascia, Elena Croce, Loris Fortuna, Piero D’Orazio, Sofri, Albertazzi, Ruggero Orlando, Lindsay Kemp, Mario Scaccia, Vasco Rossi, Lelio Luttazzi, Bruno Zevi, Modugno, Villa, Marek Halter, Leonid Pliusc, Wei Jing Sheng, Rebya Kader, Alberto Franceschini, Bellocchio, Elena Bonner, Vincenzo Andraous, Tortora, Bruno de Finetti, Tognazzi (e, non ultimo, Federico Orlando)... Si può forse cominciare da qui, nel porci domande. E si può immaginare che anche in Italia, come nelle grandi democrazie, ci possa un giorno essere un grande Partito democratico e riformatore, dove convivano, come nel Partito democratico americano o nel Labour party britannico, e senza anatemi e scomuniche, esperienze diverse: nel rispetto e nella reciproca valorizzazione, consapevoli che differenza e diversità sono ricchezza, mentre unanimismo equivale a opaca, sterile, stagnazione? Non è una scommessa da giocare? Chissà, forse anche Rosy Bindi un giorno si renderà conto che i radicali non sono quello che mostra di credere.

© 2012 Europa. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani e del tesoriere Michele Capano, avvocato della sorella di Franco Mastrogiovanni La sentenza della Corte d'Appello di Salerno sul caso del professore Franco Mastrogiovanni, morto nel reparto di psichiatria dell'Ospedale di Vallo...
© 2016 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati  I primi 10 estratti a sorte per il Comitato Nazionale:Silvana TeiGiuseppe CenniBernadetta GrazianiSantino BlasioliPietro DibilioMassimo BrianeseSimone LelliSandro PalmaEmidio FlamminiAntonio Garofalo In allegato la lista completa degli...
Dichiarazione di Riccardo Magi, Michele Capano e Antonella Soldo, rispettivamente segretario, tesoriere e presidente di Radicali Italiani:  Alessandro Frezzato, consigliere generale dell'associazione Luca Coscioni e compagno di molte battaglie, ci ha lasciati. Torinese, aveva 32 anni e ancora...