Il Pd prepara la rosa per il Colle, Amato e Marini i due favoriti

«Non smania... Sta buono, fermo e tranquillo». Così gli amici descrivono lo stato d’animo di Franco Marini, il cui nome è considerato il petalo meno volatile della «rosa» con cui Bersani cercherà di conquistare Berlusconi. Ieri la candidatura dell’ex presidente del Senato ha subìto un colpo dal fronte montiano, che lo considera «non adeguato» al Quirinale. Eppure Marini resiste, segno di come il suo identikit sia forse, con quello di Giuliano Amato, il più vicino alla figura vagheggiata dall’aspirante premier. Un uomo (o una donna) di grande competenza istituzionale ed esperienza politica, che sia «potabile» per il Pd e «non ostile» al Pdl. L’elenco dei «papabili» per il Colle sarà pronto solo a ridosso del 18 aprile. Ma dopo l’incontro tra il segretario del Pd e Berlusconi la ricerca di un nome «largamente condiviso» è diventata assillante.
La rosa è destinata a sbocciare e appassire più volte da qui a sette giorni, fino a ridursi a due o tre alternative soltanto. Nella testa di Bersani stanno chiusi anche i nomi di D’Alema, Cancellieri, Bollino, Grasso, Violante. Nel borsino dei possibili capi dello Stato ha preso a girare il nome dello stesso Bersani. Al Nazareno la tentazione dell’ex ministro è considerata «improbabile» eppure, tra i dirigenti del Pd, nessuno si sente di escluderla. Soprattutto ora che il segretario ha aperto a un esecutivo del presidente: «Un governo si farà - ha detto Bersani al Tg1 - ma per noi il governo giusto è di cambiamento». Oggi il leader del Pd vedrà Maroni e i leghisti, per bocca di Umberto Bossi, hanno detto di considerare Marini «il meno peggio». Ma Scelta Civica vuole Monti e lo stoppa con forza: «Sul nome più gettonato del momento osta il fatto che non sempre gli ex sindacalisti hanno dato buona prova di sé», è la stroncatura del senatore Salvatore Di Maggio. Bersani però resta convinto che Marini sia la persona giusta per aprire un varco verso un governo di minoranza. E Casini sospira: «Magari fosse lui!».
Il rivale meglio posizionato è Giuliano Amato, che gode della stima di Napolitano ed è molto apprezzato, si sa, anche da Berlusconi. Il limite del «dottor Sottile» è che nel Pd non tutti lo amano, a cominciare dai cosiddetti giovani turchi. Per Matteo Orfini «la soluzione ideale» sarebbe lo stesso Napolitano... E un po’ a sorpresa tornano a salire le quotazioni di Massimo D’Alema. Se l’ultima volta l’ex premier entrò papa e uscì cardinale, nel Pd molti pensano che potrebbe accadere il contrario. Nella rosa ci sarà anche Pietro Grasso, ma certo negli ultimi giorni il presidente del Senato ha perso, agli occhi del segretario del Pd, buona parte della sua affidabilità. Molto si parla anche di Giuseppe De Rita, cattolico assai temuto dai sostenitori di Marini. Il presidente del Censis però si tira fuori: «Non è una cosa che mi interessa, io vivo in un altro mondo».
Ci sono anche due donne nel bocciolo di rosa che Bersani sta sfogliando. Emma Bonino, sostenuta fra i tanti dal leader del Psi Riccardo Nencini, gode di lusinghieri e unanimi apprezzamenti, eppure troppi parlamentari Pd potrebbero fare obiezione di coscienza nel segreto dell’urna. Anna Maria Cancellieri non sembra scaldare i cuori democratici e Paola Severino, per quanto apprezzata da Bersani, non ha forse l’esperienza politica che servirebbe per tessere la tela del governo. Più vicino al profilo ideale sembra essere il «saggio» Luciano Violante, che Napolitano ha voluto tra i «facilitatori» al Quirinale. E Romano Prodi? È partito favorito, ma poiché il Cavaliere non vuole sentirlo nominare l’ex premier tornerà in partita solo nel caso di una rottura con il Pdl. Una suggestione che gira con forza in Parlamento lo vede sui banchi di Palazzo Madama da senatore a vita, accanto a Berlusconi: scelta di pacificazione che consentirebbe al Paese di voltar pagina.
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