Pd, possiamo discutere?

Dalla Rassegna stampa

Ringrazio Europa, che mi dà la possibilità di spiegare il come e il perché di comportamenti e iniziative radicali che altrove, da altri, sono accolti con insulti, liquidati con arroganza. Vi avverto: non sarò breve. Penso che se si effettuasse un sondaggio, la stragrande maggioranza risponderebbe che i radicali il 14 ottobre hanno votato la fiducia al governo; e che sono stati determinanti per il quorum.

Due falsità. Hanno votato contro. In quanto al quorum lascio la parola al presidente del gruppo del Pd Franceschini: «I radicali non sono stati determinanti. Sono entrati quando era stato già raggiunto il numero legale». E il segretario d'aula del gruppo Giachetti: «Occorreva che al netto di tutte le defezioni dichiarate nella maggioranza, altri tre deputati non votassero la fiducia. Gli unici che avrebbero potuto farlo erano Milo, Pisacane e Sardelli. Occorreva che tutti e tre non votassero la fiducia... Milo alla chiamata ha risposto Sì. A quel punto la partita era chiusa...».

Resta il problema politico. A quanto pare il comportamento dei radicali indigna. Però... È opportuno (e anche necessario) far presente che il Gruppo di “Popolo e Territorio” alla camera gli ex "responsabili" confluiti nella maggioranza a ridosso del voto di fiducia del 14 dicembre - è composto di 28 deputati, la metà circa eletti nelle liste di "opposizione": 5 dall'Udc (Ruvolo, Pionati, Gianni, Pisacane, Saverio Romano); 3 dall'Italia dei valori (Porfidia, Razzi, Scilipoti); 3 dall'Mpa (Belcastro, Iannaccone, Milo); 2 dal Pd (Calearo, Cesario). È evidente che ognuno è libero di mutare opinione; né invoco sputi o insulti (quegli sputi e insulti che sono stati riservati a Pannella); ho però cercato invano reazioni "indignades". Si vede che è considerato "normale"... I 9 parlamentari radicali hanno sempre votato contro questo governo. Loro sono dei “traditori”...

Da mesi si chiede un momento di confronto con il Pd: quel Pd che trova utile, opportuno, necessario, "dialogare" con tutti, ma tetragono rifiuta di farlo con i radicali. Caparbi si torna a chiedere formalmente, pubblicamente: perché no con i radicali? Non per discutere di poltrone o di postazioni di potere. È altro che preme e interessa. Per esempio: che tipo di riforma elettorale (e istituzionale) si vuole? L'assemblea congressuale del Pd a suo tempo si è pronunciata all'unanimità per una riforma uninominale maggioritaria (incluso quindi anche quello "francese" a doppio turno). Da allora, il Pd ha perseguito in tutti i modi una “riformettà” che coincida, o sia almeno compatibile, con gli obiettivi dell'Udc e della Lega; è lecito chiedere una parola finalmente chiara su questo, e ritenere necessario un pubblico confronto? Ancora: ufficialmente, in più occasioni, si propone e auspica un “governissimo”: un “cartello” in nome dell'emergenza e dell'imperativo di defenestrare Berlusconi, che includa Letta (Enrico) e Bersani, Maroni e Alfano, Casini, Formigoni, Di Pietro... Sarà anche (in via ipotetica) rispettabile posizione politica: ma dove, da chi, è stata discussa? In quale sede? Si può proporre altro, dissentire senza esser tacciati di tradimento? Si può chiedere una parola chiara, e un pubblico confronto, su riforme sociali e civili completamente abbandonate, quali i Pacs e i Dico? O su questioni cruciali come debito pubblico, debito ecologico, la riforma delle pensioni, i contributi dei silenti ...?

Ultimo (ma non ultimo): il presidente della repubblica a luglio ha solennemente dichiarato che la giustizia costituisce «questione di prepotente urgenza»; la realtà carceraria è «un'emergenza assillante, fuori del trattato costituzionale, che ci umilia in Europa e nel mondo». Ha sollecitato «uno scatto, e delle risposte», sull'una e sull'altra questione; e che la situazione sia insostenibile lo dicono, su tutte, due cifre: dall'inizio dell'anno si sono uccisi "ufficialmente", 55 detenuti; ed è strage anche tra gli agenti di penitenziari: 88 in 11 anni.

Pannella propone un'amnistia, come misura preliminare per porre rimedio alla situazione di catastrofe della giustizia, in luogo dell'amnistia di massa, clandestina e di classe che si consuma ogni giorno (200mila processi circa prescritti ogni anno). Chi dice no quali altre proposte avanza, per conseguire lo stesso risultato? Su questo si può chiedere che il Pd abbandoni le sue posizioni quantomeno equivoche? Mi riferisco in particolare al fatto che è giunto persino a negare - nel senato autoconvocato un voto favorevole alla mozione radicale, che chiedeva almeno di aprire un dibattito e informare l'opinione pubblica.

Informazione: non si tratta della “solita” fissazione radicale. La documentazione fornita dal Centro d'ascolto radicale è la solare “fotografia” di una realtà terrificante. I dati si riferiscono alle edizioni principali dei Tg delle reti Rai, Mediaset e La7 nel periodo luglio-settembre 2011: un periodo che vede Pannella impegnato in un lungo sciopero della fame e della sete; il convegno "Giustizia!" promosso dal Partito Radicale sotto l'Alto patronato del presidente della repubblica e il patrocinio del senato; una grande mobilitazione su giustizia e carcere, con lo sciopero collettivo della fame e della sete che ha coinvolto migliaia di persone (tra loro direttori di carceri, agenti di custodia, operatori, detenuti); il senato della repubblica riunito in seduta straordinaria per comunicazioni del ministro della giustizia sul sistema carcerario e sui problemi della giustizia.

Nel mese di luglio, Tg1: 5 notizie su 1409; Tg2: 5 notizie su 1500; Tg3: 2 notizie su 900; Tg4: 1 notizia su 1000; Tg5: 4 notizie su 1100; Studio aperto: nessuna notizia su 894; La7: 1 notizia su 900. Nel mese di agosto, Tg1: 1 notizia su 1000; Tg2: 4 notizie su 1350; Tg3: 2 notizie su 958; Tg4: 4 notizie su circa 1000; Tg5: 5 notizie su 1200; Studio aperto: nessuna notizia su 1235 totali; La7: 3 notizie su 912. Nel periodo che va dal 1-21 settembre 2011, Tg1: nessuna notizia su 933 notizie; Tg2: 3 notizie su 933; Tg3: 4 notizie su 700; Tg4: nessuna notizia; Tg5: 4 notizie su 850; Studio aperto: nessuna notizia su 770; La7: nessuna notizia su 605. A fronte dei mille servizi sul delitto di Avetrana o di Melania Rea, quanti sullo stato della giustizia e le carceri? Meno delle dita di una mano.

Poi, certo: volendo si potrebbe/ dovrebbe provare a farla la storia - e la raccolta dei documenti - dei rapporti tra radicali e Pci-Pds-Pd. A partire da quel lontano, ma ancora così attuale, "duello' tra Pannella e Togliatti sul Paese nel 1959; e lungo tutti questi decenni fino a oggi, i divieti alla candidatura per Pannella e Sergio D'Elia, il no a Luca Coscioni, il sì a Di Pietro; e le mille cose ed episodi noti e meno noti .

"Vostro onore, sì, i radicali si dichiarano colpevoli": colpevoli di non accettare un ruolo subordinato, di essere il partito della legalità, della democrazia, del rispetto delle regole. A Rosy Bindi, non rimprovero tanto l'aver dato degli stronzi ai radicali, piuttosto il suo chiedersi per quanto ancora il Pd deve sopportare l'umiliazione radicale, dico che certo: i radicali non sono Gaglione; e ai tanti che vorrebbero farla finita con Pannella, ricordo che parlano di una persona che Leonardo Sciascia definì come « il solo politico italiano che dimostra di avere il senso del diritto, della legge e della giustizia». Eugenio Montale sul Corriere della Sera nel 1974 scolpì parole che valgono anche per l'oggi: «Dove il potere nega la vera libertà, spuntano ogni tanto uomini ispirati come Pannella e Andrej Sacharov, che seguono la posizione spirituale più difficile che una vittima possa assumere di fronte al suo oppressore: il rifiuto passivo. Soli e inermi, essi parlano anche per noi».

A Bersani, Bindi, Franceschini, al Pd chiedo di non occuparsi della meschina contabilità del presente e dell'esistente, di non offrire di loro l'immagine di una "zattera' di medusiana memoria; che sia altra l'ambizione. È troppo chiedere al Pd di poterne discutere, di potersi confrontare lealmente, nel reciproco rispetto, e informarne i nostri elettorati e l'opinione pubblica?

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