Parata del 2 giugno E se pensassimo a una festa diversa?

Il 2 giugno del 1946 con un referendum istituzionale gli italiani decisero di trasformare l’Italia da monarchia a repubblica. Oggi, a distanza di 67 anni, si spendono milioni di euro per la parata militare. Anche se - dicono - che sarà (bontà loro) più contenuta dato il momento... Doriana Goracci
È davvero necessaria una parata militare per celebrare la festa della Repubblica?
Il tempo passa e l’idea di collegare l’idea della patria all’esibizione delle armi sembra sempre meno popolare e, alla fine, meno corretta. Soprattutto se quelle che circolano di nuovo, in Europa, sono le tentazioni relative alla vendita di armi nei focolai di guerra che si sviluppano oggi in Siria, ieri o domani altrove. Ci siamo detti tante volte, complimentandoci con noi stessi, che la nascita dell’Europa comune ci ha liberato dal flagello della guerra nel nostro continente e a me sembra un controsenso (brava la Bonino a evidenziarlo!) che l’Europa faccia soldi esportandola altrove. Sostituire la sfilata delle forze armate con una sfilata di ragazzini e di ragazzine e con uno spettacolo in cui Benigni legge e commenta la Costituzione sarebbe sbagliato?
Le bandiere della pace, i giochi dei bambini e la capacità di riflettere insieme sui principi che regolano (dovrebbero regolare) la vita del Paese potrebbero creare un clima di festa molto più realistico e più educativo di quello che si sviluppa alla sfilata dei carri armati. I nemici da cui dobbiamo difenderci non vengono dall’esterno, sono quelli che rubano a tutti noi. Evadendo le tasse, corrompendo e lasciandosi corrompere e applaudendo, loro sono sempre primi a farlo, i soldati e le armi.
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