Pannella in tv, l'emozione non ha voce

Dalla Rassegna stampa

La voce di Marco Pannella è un carroarmato che travolge e annienta tutte le voci altrui costrette dalla sua implacabilità sonora a zittirsi o a trasformarsi in indistinti pigolii di fondo. Tra monologhi urlati e raffiche di parole a occupare ogni decibel disponibile, tra accuse dispensate con sregolata abbondanza a proposito di "regime" "scelte di regime" "silenzi di regime" "porcate di regime", "informazione di regime" impossibile a chiunque, davanti ai riflettori, fare domande sensate al leader radicale e ottenerne qualche risposta. Domenica pomeriggio a "In mezz'ora" Lucia Annunziata, stremata dall'impossibilità di distogliere il suo intervistato da rumorosi soliloqui, è riuscita a malapena, con lo scatto di una centometrista e un salto mortale da acrobata, a piazzar lì un udibile e infastidito "Pannella, basta, che noia". Un commento molto apprezzato dai pochi spettatori che avevano resistito all'impulso di cambiare canale malgrado l'impazienza e il nervosismo che il Marco furioso sa scatenare.

Resta, fittissimo, un mistero. Perché un politico colto e di grande esperienza, un sostenitore di alcune battaglie decisive per la società italiana, impegnato ancora oggi con la sua lunga coda candida da anziano Robin Hood, o da vecchio capo indiano, in denunce civilissime come quella sulle disumane condizioni delle nostre carceri, vuole rendersi inascoltabile, inguardabile, insopportabile? Di fronte a una simile domanda lui ringhierebbe sostenendo che sono i mezzi di informazione a ignorarlo e dunque a imbavagliarlo. Ma domenica pomeriggio aveva trenta minuti a sua disposizione su Raitre e poteva usarli per spiegare con calma e chiarezza i suoi obiettivi, i suoi programmi, le sue ragioni (e magari anche raccontare perché i radicali in Parlamento non tengono conto delle scelte della formazione politica con la quale sono stati eletti).

Invece ha preferito giocare ancora con quel misto di scaltrezza, prevaricazione e provocazione che può esasperare chi gli sta di fronte, riuscendo nell'ardua impresa di non dire niente se non tentare di accusare l'Annunziata per essere stata "presidente della Rai, quello schifo di regime". Non un grande risultato. Soltanto un'occasione persa.

Un navigatore di lungo corso come lui, ancora ricco di slanci e che dei palazzi romani conosce tutte le storie, in un habitat politico misero come quello italiano, gestito da troppi ometti volgari e avidi, potrebbe avere un ruolo diverso. Se soltanto la smettesse con l'immutabile rappresentazione della vittima ululante. Invece no, sembra che Pannella non voglia fare la voce fuori dal coro, ma il rompiscatole, un guastatore dal quale in molti preferiscono stare alla larga. Un tempo, quando i governi erano nelle mani di una Dc ipocritamente pudibonda, i suoi eccessi , i suoi atteggiamenti da provocatore funzionavano. Adesso di urlanti ce ne sono tanti in giro e Pannella per farsi ascoltare dovrebbe cambiare registro.

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