I paletti del ministero Regole per i donatori e sull’età delle donne

Dalla Rassegna stampa

«I centri italiani non possono ancora partire con la fecondazione eterologa perché privi dell’autorizzazione regionale alla nuova attività. Bisogna aspettare un decreto legge che arriverà tra fine agosto e settembre». L’indicazione del ministero della Salute guidato da Beatrice Lorenzin è stata chiara e non altrimenti interpretabile appena, lo scorso aprile, i giudici della Corte costituzionale dichiararono illegittimo il divieto di ricorrere alle tecniche che prevedono l’impiego di gameti (spermatozoi e ovociti) appartenenti a donatori, quindi non alla coppia. E adesso, dopo gli annunci del ginecologo Severino Antinori (clinica Matris di Milano) e del segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, che hanno rivelato l’esistenza di quattro gravidanze in corso nel capoluogo lombardo e a Roma ottenute con l’eterologa, i carabinieri dei Nas (Nucleo antisofisticazione) sono subito intervenuti.

Il primo controllo cosiddetto preventivo a Milano, poi seguiranno quelli nella Capitale. Su richiesta del ministero di Lungotevere Ripa vogliono verificare se esistono le autorizzazioni necessarie, evenienza remota, se sono stati eseguiti test di selezione dei donatori e se ai genitori è stata garantita «ineccepibile» la qualità dell’intervento. Ancora prima che l’ispezione dei Carabinieri mettesse in dubbio l’esistenza della coppia fecondata da Antinori, al ministero l’annuncio del ginecologo era suonato come un modo per promuovere la sua clinica. Il ministro aspetta comunque un’informativa dettagliata sul caso. Di certo è in atto un braccio di ferro fra i centri, smaniosi di cominciare la nuova attività sdoganata dalla Consulta (la sentenza è stata pubblicata il 18 giugno e tra l’altro sottolineava come non ci sia un vuoto normativo), e il ministro che ribadisce: «Non ci opponiamo, rispetteremo in tutto e per tutto la decisione dei giudici, ma bisogna agire con tutte le garanzie per i cittadini e soprattutto per i bambini che nasceranno».

Dunque si è pensato a un decreto legge con indicazioni univoche sui punti critici che riguardano principalmente i criteri di selezione dei donatori (cioè a quali test genetici e infettivi debbano essere sottoposti), la rintracciabilità dei gameti dai quali scaturisce una gravidanza e nascono bambini, il diritto all’anonimato dei «proprietari» di liquido seminale e ovociti, la questione del rimborso spese a questi volontarialtruisti oltre alla loro età massima. Si potrebbe prevedere che la donna non superi i 35 anni e l’uomo i 4o anni. Infine verrà indicato il numero massimo di figli di ogni madre o padre biologico. Tutto questo dovrebbe essere contenuto nel provvedimento atteso dopo l’estate. Il gruppo di esperti nominati dal ministero per valutare le iniziative da prendere, coordinati dal capo dell’ufficio legale Chiné, terminerà il suo lavoro oggi per consegnare alla Lorenzin un rapporto entro la fine del mese.

Hanno convenuto che una legge è indispensabile e che semplici linee guida non sono sufficienti. E urgente uno strumento più forte, i tempi, è la rassicurazione, saranno rapidi. I centri di procreazione medicalmente assistita temono si tratti di una strategia per rinviare il più possibile l’avvio delle attività. Chi spinge per l’immediato via all’eterologa sostiene che esistono tutte le normative europee e i documenti delle società scientifiche per partire in totale sicurezza. L’eterologa però non piace ai cattolici, l’Italia prima del pronunciamento della Consulta era rimasta uno dei pochi Paesi ad averla estromessa con la legge del 2004 e la sua introduzione continua ad essere fortemente osteggiata.

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