Palazzo Chigi e la difficile via tra partiti ed Europa

Dalla Rassegna stampa

Stavolta non è stato uno dei soliti incontri in cui Berlusconi sciorina con aria pietosa il contenzioso con il governo, dalle leggi che lo consegnerebbero, a suo dire, alla persecuzione dei magistrati, all' asta delle frequenze tv da non fare, alla Rai da non toccare. No: il Cavaliere era seriamente preoccupato per la piega che sta prendendo la crisi europea, sperava di trovare in Monti una qualche consolazione, ma è uscito dal lungo incontro a Palazzo Chigi con la sensazione che anche un grande conoscitore dello scenario europeo e dei meccanismi globali dell'economia come il presidente del Consiglio non ha alcuna certezza da comunicare. L'avvitamento della crisi greca, con le conseguenze che sta portando in termini di spread, lo stallo nei rapporti tra Hollande e Merkel, per via della sconfitta della Cancelliera e della nuova scadenza elettorale che attende il presidente francese tra meno di un mese, l'incertezza degli Usa sulla tenuta dell'Europa comunicata da Obama direttamente a Monti: il quadro purtroppo è questo.

Berlusconi ha ribadito al premier il suo appoggio e lo ha pregato di non tener conto delle polemiche preelettorali che si levano dall' interno del suo partito contro il governo. All'uscita da Palazzo Chigi, il Cavaliere è stato assai parco di dichiarazioni, limitandosi a dire che tutto era andato bene ed era alla Camera per votare la fiducia. Malgrado le rassicurazioni, tuttavia, la maggioranza è stata più magra del solito, a testimonianza che le riserve del Pdl su un esplicito sostegno al governo sono effettive, e non solo dichiarate a scopi elettorali. La Russa, che nel centrodestra incarna la linea dell'appoggio esterno a Monti, non a caso si era detto contrario all'appuntamento a Palazzo Chigi prima del voto, nel timore che un appeacement troppo evidente con il premier possa influire negativamente sull'elettorato pidiellino, chiamato al voto domenica in undici ballottaggi e solitamente svogliato nel secondo turno.

Sul tavolo di Monti, oltre alle sofferenze interne del centrodestra, è arrivata anche la richiesta, preannunciata da Bersani a «Porta a porta» lunedì sera, di provare a rinegoziare, se possibile spostandolo in avanti, il termine del 2013 per il pareggio di bilancio sul quale l'Italia si era impegnata l'estate scorsa. Secondo il leader Pd esistono le condizioni per farlo, visto che altri Paesi europei hanno concordato scadenze più lunghe. E questo consentirebbe al governo di muoversi con limiti meno stringenti nell' affrontare la dura estate che si prepara.
 

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