I pacifisti che sbagliano attaccano pure Pannella

Gli indignados italiani non hanno niente in comune con gli indignados di tutto il mondo. Questi sono pacifici, o almeno così sono costretti a mostrarsi dalla pressione che esercita su di loro la polizia; i "nostri" sono semplicemente violenti e della protesta civile se ne fregano. Altrove ci si interroga su questioni epocali, dal pensiero unico alla predominanza della finanza senza volto e senza patria che condiziona la vita dei popoli; nel nostro magnifico Eden si enfatizzano al massimo le beghe da cortile che costituiscono l'essenza della politica. Fuori dai confini italici si cerca di dare un senso, per quanto discutibile, alla rivolta contro la crisi economica; qui, il massimo che indignados posticci esprimono è la becera violenza verbale quando si mostrano disfatti e con gli occhi iniettati di sangue alla tv e la criminale violenza armata quando si nascondono sotto inquietanti tute nere. Pacifisti da una parte e delinquenti dall'altra? L'equazione non regge.
Sono pervasi dall'odio gli uni e gli altri. Intolleranti altro che indignati. Basta vedere come, sullo sfondo della rabbia esercitata dai black bloc contro edifici, monumenti, simboli sacri, luoghi di culto, banche e sedi istituzionali, automobili e negozi, si siano proposti alla pubblica opinione stuoli di autentici odianti, armati di bandiere inequivocabilmente rosse, che non hanno risparmiato niente e nessuno vomitando volgarità ed incitamenti contro la classe politica.
Hanno preso di mira perfino l'innocuo Marco Pannella che cercava di penetrare nel "pacifico" corteo confidando nella sua antica ed inossidabile militanza di non-violento. Mal gliene incolse. Accolto come un bieco servo di Berlusconi si è dovuto sorbire insulti, minacce e perfino sputi da ignobili manutengoli dei devastatori che poco lontano mettevano Roma a ferro e fuoco.
Ecco, dunque, la genuina specificità del movimento degli indignati italiani: sono gli estremisti di sempre, legati ai centri sociali ed alle frange più intolleranti della sinistra, con addentellati nel mondo post-comunista che prima li blandisce e poi finge di condannarli. Adorano la piazza e sono della stessa pasta ideologica degli sprangatori. Le parole fanno più male delle mazze ferrate alle volte. E quelle sentite nelle strade del centro rimandavano a tempi che credevamo sepolti e condannati dalla storia, dimenticando che la psicologia delle folle è quasi sempre contagiata dai tribuni che pontificano da tv e giornali sempre e comunque contro una parte politica. Leggiamo editoriali sui quotidiani dell'intellighenzia oggettivi incitamenti all'odio, all'individuazione del nemico, alla bestiale giustificazione del linciaggio. Assistiamo a trasmissioni nelle quali l'avversario non è mai considerato tale, ma sempre come il simbolo vivente ed operante del Male. Che cosa hanno di diverso gli slogan truculenti della piazza "pacifica" rispetto alle incursioni di bande criminali che avrebbero "sciupato" la civile manifestazione, secondo la pietosa diagnosi di banchieri e di industriali i quali, forse, in gioventù hanno civettato con quell'estrema sinistra nel cui ambito, non dimentichiamolo, si sono formati direttori di giornali ed opinionisti, manager editoriali ed imprenditori della comunicazione, finanzieri e padroni vari del pensiero che oggi, come ieri, ritengono di avere la verità in tascae mostrano dunque comprensione verso tutti coloro che contribuiscono a creare in Italia un clima da guerra civile.
Indignati buoni e black bloc cattivi? È l'ennesima mostruosità elaborata nei salotti radical-chic e nelle segreterie della sinistra, propagandata dalle solite gazzette che strumentalizzano puttane e violenti per la loro battaglia contro Caimani e maggioranze silenziose. Tutto è funzionale ad uno scopo: sovvertire le regole democratiche. E chi dissente si prende uno "stronzo" istituzionale. Come lo sputo rimediato da Pannella da compagni che come sempre "sbagliano".
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