Il nuovo segretario di "tutti" i Radicali

Dalla Rassegna stampa

È del Mali, fa l'avvocato, è impegnato nel fare rispettare i diritti civili umani in Africa, e ultimamente la cosa non è meno ardua che difenderli in Europa o in Asia, ha poco più di 41 anni e si è battuto contro la mutilazione degli organi genitali femminili e contro la pena di morte. Sembra il perfetto esemplare di segretario del Partito radicale transnazionale, Demba Traore, e in effetti lo è. Da domenica, da quando è finita la seconda sessione del trentanovesimo Congresso generale del Partito radicale transnazionale, tenutasi a Roma all'Hotel Summit. La sua prima dichiarazione è stata pragmatica e umile, nel senso buono della parola: "Sono molto commosso per la fiducia che è stata riposta in me e consapevole della grande responsabilità di questo incarico. Sono un convinto militante dei diritti umani e sui diritti umani questo Congresso ha detto parole importantissime.

Adesso la priorità è tradurle in fatti e il Partito Radicale ha già ampiamente dimostrato di saperlo fare, ad esempio con la campagna contro la pena di morte e le mutilazioni genitali femminili..". In realtà l'obiettivo da portare a termine entro i prossimi dieci o forse venti anni è ancora più ambizioso ed è stato prefigurato nella mozione generale approvata domenica dal Congresso: "fare dichiarare il proibizionismo sulle droghe e sui comportamenti sessuali e in genere su ogni azione umana di libera scelta che non comporti che qualche altro essere umano ne resti vittima", un vero e proprio crimine contro l'umanità. Il concetto è semplice: i 50 mila morti ammazzati del Messico e i 35 mila del Venezuela, solo per restare al Centro America, sono vittime del proibizionismo sulle droghe, non delle droghe stesse. È ora di finirla con questa farsa e anche con l'ipocrisia di chi dietro l'apparente buona fede del "proibire la droga" in realtà cela un politico pagato dalla mafia. Per mantenerla lucrosamente vietata. Come ormai è chiaro in America, Sud America e mezza Europa.

La cosa poi è molto legata alla crisi economica in atto: il bancomat droga ha attivato un circuito economico senza scrupoli capace di fare fallire in una settimana uno stato sovrano, come si è visto per la Grecia. Alle isole Cayman, notizia che apriva un paio di settimane fa Il Financial Times ma ignorata dai media italiani, i direttori e i presidenti delle banche più sospette di riciclaggio dei narco dollari si sono uniti per fare un fondo sovrano speculativo senza limiti di soldi e di azione.

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