Il nuovo Governo si dimentica dei diritti…

L’on. Enrico Letta, parlando del lavoro come questione essenziale, si è tenuto molto sul generico. Ad esempio, non ha parlato dell’eliminazione dell’articolo 8 di un decreto introdotto dal governo Berlusconi, ministro Sacconi, ovvero la norma che consente di stipulare accordi aziendali anche in deroga ai contratti nazionali e addirittura alle leggi. Giustificata con la più ampia possibilità per l’imprenditore di affrontare le crisi aziendali e di assumere nuovi lavoratori, la cosiddetta “contrattazione di prossimità” è servita soltanto a imporre ai dipendenti condizioni più sfavorevoli rispetto a quelle, minime, che le leggi assicurano a tutti a livello nazionale. Né ha accennato all’esigenza di difendere il contratto nazionale, strumento di uguaglianza e solidarietà, che molti poteri forti auspicano che venga superato, in definitiva per accrescere in nome della ripresa economica le possibilità di sfruttamento del lavoro. Sono riscontrabili altri vuoti, nel suo discorso, ad esempio in materia di diritti civili. Uno alla volta, in Europa, ultima la Francia, tutti i paesi vanno introducendo una qualche regolamentazione giuridica delle coppie di fatto, anche fra omosessuali. Si va da leggi i cui contenuti ricordano i pacs, al riconoscimento del matrimonio, con annessa possibilità di adottare un bambino. L’Italia è indietro a tutti; e il governo non dice una parola in riferimento a questo problema. Come nulla dice in materia di fecondazione assistita o di testamento biologico, materie per le quali solo i giudici, nazionali o europei, tentano di assicurare la tutela dei diritti delle persone. Ancora. Com’è a tutti noto, la questione immigrazione è da anni all’ordine del giorno. Si tratta di un tema con tante sfaccettature, che suscita divisione e contrasti, come hanno evidenziato alcuni commenti alla presenza di una donna di colore fra i ministri del nuovo governo.
Ma almeno su due questioni non dovrebbe essere difficile arrivare a una regolamentazione normativa: il riconoscimento della cittadinanza a chi nasce in Italia da genitori stranieri qui regolarmente residenti e il diritto di voto. Sembra incredibile. Si può risiedere in Italia per anni, avendo un lavoro e pagando le tasse: e però da un lato i figli, che pure parlano in italiano, sono considerati stranieri, dall’altro non è possibile votare, neppure per il sindaco. Un ultimo rilievo. L’associazione Antigone s’è fatta promotrice di alcuni disegni di legge di iniziativa popolare per sanare almeno alcune delle tante gravi lacune del nostro sistema penale. Fra questi, l’introduzione del reato di tortura, da tempo richiesta dall’Europa, e l’abrogazione di una serie di norme, dalla ex Cirielli a quelle in materia di stupefacenti fino al reato di clandestinità, che costringono inutilmente tante persone al carcere, determinandone un intollerabile sovraffollamento. Anche qui, il silenzio del presidente del Consiglio induce a temere che la strada dell’iniziativa non sarà affatto facile. Si può sperare che l’unica forza di opposizione espressa dalle recenti elezioni, il Movimento 5 Stelle, si faccia carico di tutte queste problematiche, che hanno palesemente a che fare con i diritti delle persone? Molti ne dubitano.
E però il M5S già in campagna elettorale, unico fra tutti, denunciava l’inciucio verso il quale si stava andando; e non solo parlava di conflitto di interessi e contro le grandi opere e le spese militari, ma affermava l’esigenza di tutelare i diritti. Oggi che è nato il governo delle larghe intese non può trascurare il fatto che il compito di operare per il cambiamento, a livello di rappresentanza politica, pesa innanzitutto sulle sue spalle; e che tante fasce sociali sotto protette guardano con interesse e speranza alle sue iniziative. Non a caso subisce attacchi di varia natura, ma può trovare alleati, come ad esempio Sel. Certo, dovrà fare chiarezza al proprio interno, superare ambiguità e assumere posizioni coraggiose. Se ciò dovesse avvenire, troverà nel paese non solo movimenti e associazioni che ne sosterranno le iniziative, ma anche ulteriori consensi popolari.
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