Nozze gay in Spagna bocciate in Italia Ma «valide» per il permesso di soggiorno

Dalla Rassegna stampa

Ennesimo caso di "giustizia creativa" in Italia. Questa volta protagonista della sentenza choc è il giudice civile Emilia Domenica Sabrina Tanasi che ha accolto il ricorso presentato da un ragazzo uruguayano "sposato" in Spagna con un cittadino italiano a cui era stato negato il permesso di soggiorno dalla Questura. L'iniziativa era sostenuta dall'associazione Radicale Certi diritti. L'avvocato Giulia Perin non ha chiesto il riconoscimento del "matrimonio" spagnolo - evidentemente impossibile ma il diritto per i due uomini ad avere una «vita famigliare» in Italia. Nel ricorso si fa riferimento alla sentenza n.1328/20Il della Corte di Cassazione secondo cui la nozione di «coniuge» prevista dall'art. 2 d.lgs. n. 30/2007 deve essere determinata alla luce dell'ordinamento straniero in cui il "vincolo matrimoniale" è stato contratto. Applicando - in modo probabilmente estensivo il pronunciamento della Cassazione - il giudice di Reggio Emilia ha così deciso che lo straniero che abbia contratto in Spagna un "matrimonio" con un cittadino dell'Unione dello stesso sesso, dev'essere comunque qualificato quale «familiare». L'articolo 29 della Costituzione, a proposito di matrimonio e famiglia, afferma qualcosa di diverso. Ma il giudice ha deciso di ignorarlo. Nella sentenza viene richiamata anche quella della Corte costituzionale n. I 38 del 2010 che afferma: all'unione omosessuale, «intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso», spetta «il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia».

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