Nozze gay, alt del prefetto a Marino

La controversia tra il sindaco di Roma Ignazio Marino e il prefetto Giuseppe Pecoraro sulle unioni gay sarà lunga e la tensione è tuttora in crescendo. Ieri il prefetto ha inviato un formale invito a Marino: poiché il sindaco è ufficiale di Governo in materia di stato civile il prefetto, come ente di vigilanza, gli chiede di disporre l’annullamento delle trascrizioni dei matrimoni omosessuali fatte sabato in Campidoglio. Marino, è scontato, andrà avanti, per la sua strada, almeno per ora. Pecoraro, del resto, non può far altro che applicare la circolare emanata di recente dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano. E attendere una risposta alla sua nota dal sindaco della capitale, che molto probabilmente non ci sarà. A quel punto dovrebbe scattare la procedura di annullamento delle trascrizioni. Sarà questione di giorni.
L’atto di Pecoraro risulterà clamoroso ma in realtà è scontato: «Non essendoci una legge sulle trascrizioni non ci sono effetti» ha ricordato il prefetto nei giorni scorsi. Nel frattempo c’è una corsa frenetica di consultazioni tecnico normative per prevedere le conseguenze e calibrare le reazioni ai possibili prossimi atti delle controparti. E' probabile che Marino impugni l’annullamento del prefetto, come si intende dalla tesi trapelata dal Campidoglio che parla di «potenziale discriminazione contenuta in un’azione di cancellazione di un atto civile, contratto legalmente in un paese Ue, solo sulla base del sesso dei contraenti». Dietro tutte queste schermaglie a colpi di protocolli e carte bollate, in realtà, non c’è un conflitto personale tra Marino e Pecoraro.
La questione è tutta politica, molto più complessa, ma tuttavia sembra trovare una possibile sintesi positiva. Ieri, infatti, Alfano ha chiarito la sua posizione: «Ncd è disponibile a studiare un modello italiano che possa dare maggiori diritti con tre paletti ben precisi alle unioni gay: no al matrimonio, no alle adozioni e no alla reversibilità delle pensioni, che sfascerebbe i conti pubblici». La citazione del modello tedesco è stata fatta peraltro proprio dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. E lo stesso prefetto di Roma nei giorni scorsi ha invitato i sindaci a «sollecitare il Parlamento e il governo affinché adottino una legge sul registro delle unioni civili, come già annunciato dal presidente del Consiglio Renzi». Le pressioni delle associazioni a favore delle unioni gay, del resto, sono ormai fortissime. Davanti ci sono dunque due scenari, non per forza alternativi.
Il primo prevede un contenzioso interminabile ed estenuante tra Tar, Consiglio di Stato, Alta corte di Strasburgo senza escludere, in teoria, qualche zelante pasdaran di destra che intraveda profili penali nella potenziale violazione di legge che deriva dalla registrazione dei matrimoni gay all’estero. Il secondo scenario porta invece a conclusione un’intesa politica di massima e una soluzione condivisa in Parlamento. A quel punto, a parte Roma, dovrebbero venir meno anche le diffuse incertezze ed esitazioni che circolano da tempo in molte prefetture d’Italia.
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