Nostalgie

Dalla Rassegna stampa

Sull'Avvenire di venerdì scorso, in apertura di seconda pagina, Marina Corradi tesse l'elogio dello scultore giapponese Sotoo, appassionato seguace del grande architetto Gaudi, l'autore della Sagrada Familia, la famosa cattedrale di Barcellona. Sotoo recentemente si è fatto cristiano per sentirsi più vicino al suo maestro. Gaudì ha eretto il suo capolavoro, ricorda con entusiasmo la Corradi, ispirandosi alla "bellezza" delle chiese gotiche "costruite mille anni fa nelle città d'Europa". L'ammirazione della articolista è ben giustificato.

Ma non c'è solo lei: i cattolici, anzi un po' tutti i cristiani guardano al Medioevo come a un'epoca d'oro per la fede, che si esprimeva in opere ineguagliate come appunto le cattedrali gotiche. Marina Corradi si chiede (e altri con lei, credo) chi mai fossero "gli scultori e gli architetti, i capomastri, che ci hanno lasciato una tale bellezza". In quelle opere splendeva "la perfezione delle statue, anche di quelle in cima a guglie dove non le vedrà nessuno, l'imponenza di opere interminabili, che passavano come un testimone da una generazione all'altra" e soprattutto "il grandioso lavoro corale" di artigiani dediti alla loro fatica con mistico ardore.

L'immagine del lavoro "corale" la attrae soprattutto, si avverte che nell'aggettivo è la chiave del suo ragionamento: quel Medioevo "corale" è visto come il prodotto della fede cristiana, allora architrave possente e unitaria dell'intera società. Poi venne il Rinascimento, l'architettura gotica sparì (tranne che nei paesi protestanti, osservo) e il senso corale della società si sfaldò: era nato e vagiva l'individualismo. È un rammarico, un dolore che la Corradi riecheggia ma ha radici lontane e profonde.

Io non riesco a giustificarlo. Per me, le cattedrali gotiche, che pure amo e ho visitato quando ho potuto - da SaintDenis a Chartres, a Wells, York, Durham, Salisbury - sono semplicemente il prodotto di una società corporativa, pensate e realizzate così vaste e complesse al fine di dare lavoro per anni a migliaia di operai, a spese della comunità: esprimono una cultura e una politica che potremmo definire, un po' scherzando, keynesiana. Erano opere pubbliche, suppongo, con la funzione di mantenere in attività il corpo sociale e magari dargli un punto di riferimento per ogni sorta di attività. Quanto al misticismo religioso, mi pare offensivo pensare che a un'opera complessa come il borrominiano San Carlino alle Quattro Fontane o alla Cappella di Ronchamps di Le Corbusier non possa essere riconosciuta una uguale carica di spiritualità religiosa. I cattolici (o i cristiani, scegliete voi) hanno fatto del Medioevo un'epoca storica su cui riversare tutta la loro nostalgia. Ora, è vero che il Medioevo non fu l'età nera dell'Europa, e che "gotico" non è, come si disse sprezzantemente nel Rinascimento, sinonimo di brutto, ma rovesciare la storia e farsi un modello di un'epoca peraltro varia e non riducibile a uno schema mi pare eccessivo. È uno dei tanti revisionismi di cui il nostro tempo si compiace. E d'altra parte, per capirci, se mi venisse chiesto di indicare un'opera d'arte, una architettura, che possa essere considerata consona al pensiero dell'attuale Papa Benedetto XVI, non esiterei a indicare la cappella Pazzi, a Firenze, capolavoro di Brunelleschi. Perché questo mio giudizio? Perché la cappella fiorentina unisce al rigore severo della fede il rigore armonioso della ragione, espressa dalla semplicità "euclidea" dell'impianto e dell'ornato: fede cristiana e intellettualità razionale, i due portati della migliore cultura occidentale che sono costantemente al centro del pensiero ratzingeriano.

Per dialogare occorre essere in due
Da laico provo disagio per tanta nostalgia della civiltà "olistica" (se mai lo fu) attribuita al Medioevo. Giorni fa, a Todi, i cattolici militanti e socialmente attivi si sono interrogati sulla loro "missione" in Italia. Hanno abbozzato idee, programmi, progetti su cui spendersi. Mi pare di aver letto che, in questo ambito lodevolmente operoso, essi intendano sviluppare il loro dialogo con i laici. Non mi pare un bel presupposto che possano provare nostalgia per il (presunto) olismo medievale, l'unità e unitarietà di aspirazioni e intenti che si attribuisce a quell'epoca lontana.

Per dialogare occorre essere quanto meno in due, distinti e posti sullo stesso piano. Ma chiedo perdono, queste sono chiacchiere inutili: non credo proprio che quegli attivisti cattolici si propongano orizzonti così impegnativi e vasti. Suppongo che in loro ci sia piena consapevolezza, al di là delle nostalgie letterarie e delle prediche curialesche, che il Medioevo non ritorna, e d'altra parte il rigore della cappella Pazzi non mi pare presieda a certi discorsi uditi anche a Todi. Alla fin fine, l'obiettivo di queste consultazioni mi è parso fosse il tentativo di far risorgere, tra una "spallata" e l'altra, la Democrazia cristiana o un suo facsimile. Ma sembra che l'autorità ecclesiastica si sia tirata un po' indietro: di sicuro, lì l'aspirazione al Medioevo è legittima e forte, ma anche prudente.

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