La "normalità" radicale transnazionale transpartitica

Dalla Rassegna stampa

Accade tutti i giorni, ed è dunque "normale", perfino scontato, che un'organizzazione politica, il Partito Radicale, che da anni, fin dalla sua "etichetta" enuncia un programma autenticamente rivoluzionario e rivoluzionante (Nonviolento, Transnazionale, Transpartito), elegga quale suo segretario un signore che è stato deputato del Mali, paese repubblica di quell'Africa colpevolmente ignorata di cui i più non sapranno neppure quale sia la capitale. È talmente "normale", e perfino scontato, che il Partito Radicale alla fine di quattro giorni di intenso lavoro di settecento persone convenute dai quattro angoli del mondo (anche questo è "normale" e scontato) abbia eletto l'avvocato Demba Traore, ed è evidentemente per questo motivo che nessuno, né sui giornali né su altri mezzi di comunicazione, si è posto l'interrogativo: chi è? Come mai? Cosa intende fare? Come intende farlo? Con chi? Tutto "normale", perfino scontato. Ed è "normale", e perfino scontato, che, a dispetto di tutti coloro che scimmiottano stupidamente la parola d'ordine della "rottamazione" per sopraggiunti limiti d'età, questo partito elegga quale suo presidente un signore, Sergio Stanzani, un tipo che ha cominciato a far politica quando molti di noi non erano ancora nati, che si avvia a fare concorrenza a Matusalemme, e che nonostante i suoi mille acciacchi, ancora non ha perso la voglia di "provarci". Era del resto "normale" e perfino scontato che questo partito nella sua storia sia stato il primo ad avere una donna per segretaria, Adelaide Aglietta; e poi uno straniero, Jean Fabre; e poi ancora un altro straniero, obiettore di coscienza integrale, Olivier Dupuis. Tutto "normale", perfino scontato. Tutto "normale" e perfino scontato un Partito il cui orizzonte si allarga e si snoda in 45 paesi, dalla Mongolia al Sud Africa; che per quattro giorni non ha parlato di poltrone e su come occuparle, posti di potere da conquistare, ma si sia occupato di bazzecole come aiutare a germogliare e lievitare democrazia, libertà e giustizia nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, di come contrastare la barbarie delle mutilazioni genitali femminili, di come superare la criminale e criminogena legislazione proibizionista. Un partito che ai suoi militanti non chiede da dove vengono, ma se intendono fare un tratto di strada insieme, e poco importa se in tasca si ha un'altra tessera (e quale), oppure nessuna. Tutto “normale” e perfino scontato sentirsi dire sottovoce che sì, sono tutte cose giuste e condivisibili, che però appartengono a quell'utopia che poi deve fare i conti con la dura realtà che "altro" richiede ed esige. Ed è "normale" ed è perfino scontato che ancora una volta si sia stati capaci di realizzare quello che Marco Pannella ha definito un "miracolo", a onta di tutte le ragionevolezze e saggezze. Proprio per questa "normalità" e scontatezza avranno di che sudare assai più delle proverbiali sette camicie il segretario Traore e i suoi collaboratori; ma se ha ragione chi dice che la "durata è la forma delle cose", allora prima o poi si avvererà la profezia di St. Joseph Agnon, e "il torto diventerà dritto".

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