Non è stata la Ru486 a uccidere Anna. La perizia lo esclude

C’è una sola certezza: Anna non è morta per la pillola Ru486. Non è stata la pillola somministrata per interrompere una gravidanza non voluta, ad ucciderla. Non ci sono ancora esiti sicuri su quale sia stato il farmaco che le abbia provocato complicazioni così gravi da causarle ben dieci arresti cardiaci. Ma la consulenza medico legale escluderebbe una correlazione fra l’assunzione del “mifepristone” e il decesso della maestra d’asilo, che aveva 34 anni ed era già madre di un bimbo di quattro anni.
Il sostituto procuratore Gianfranco Colace sta ancora aspettando l’esito della consulenza tossicologica, e fino a quel momento i dubbi sull’incredibile decesso della donna non potranno dirsi completamente fugati. Il caso di Anna M. però era stato immediatamente correlato alla somministrazione della Ru486: la ragazza, il 10 aprile scorso, si trovava ancora all’ospedale Martini per concludere il trattamento farmacologico necessario per l’interruzione della sua gravidanza, quando aveva cominciato a sentirsi male. Ma la pillola RU 486 le era stata data tre giorni prima: già solo per questo motivo il medico legale Roberto Testi avrebbe escluso categoricamente che possa aver avuto come effetto collaterale l’arresto cardiaco avvenuto così tanto tempo dopo.
Quello che invece rimane sotto esame è l’assunzione di altri due principi attivi somministrati proprio poco prima del malore. Le prostaglandine, in particolare, che servono per espellere il feto, e l’antidolorifico Toradol datole per cercare di lenire un po’ i crampi e il dolore all’utero. Parrebbe esclusa anche una correlazione con il Methergin, farmaco su cui inizialmente si erano anche concentrati dei sospetti in quanto ormai in molti ospedali non si usa più, proprio perché può provocare degli spasmi molto dolorosi. Il cerchio dunque si stringe intorno alle prostaglandine e all’antidolorifico. Ma cosa è successo alla giovane maestra d’asilo che era in salute e non aveva mai avuto reazioni allergiche a dei farmaci? Secondo i primi accertamenti, la donna avrebbe avuto una intolleranza così forte da causarle l’arresto cardiaco, ma sarebbe stata una reazione imprevedibile e totalmente inattesa. Potrebbe in pratica essere stato un blocco elettrico della funzionalità cardiaca, qualcosa cioè le ha impedito il pulsare del cuore e l’ha portata al decesso.
Non potevano però esserci segnali che il suo corpo avrebbe reagito così all’assunzione di una pastiglia oppure alle prostaglandine, che le erano state date per agevolare il sanguinamento e le contrazioni per espellere il feto. Le prostaglandine, in particolare, hanno un effetto infiammatorio oppure, al contrario, antinfiammatorio, a seconda dei tessuti: l’aspirina, ad esempio, le blocca e non fa più aggregare le piastrine. Ma nello stomaco invece, bloccandole, provoca l’ulcera. La complessità del caso è dovuta al fatto che anche il Toradol, antidolorifico della famiglia dei Fans è un inibitore delle prostaglandine. Ecco perché, riuscire a risalire al farmaco “colpevole” è molto difficile. Tuttavia, se dai tossicologici non dovessero emergere ulteriori informazioni, è senz’altro la sfortunata reazione a uno di questi due farmaci, o magari ad entrambi, ad aver bloccato lo stimolo elettrico del cuore di Anna.
Non certo però l’assunzione della pillola dell’aborto. Escludendo comunque una correlazione con la RU486, vengono meno le polemiche antiabortiste che si erano scatenate all’indomani della notizia della morte di Anna M. La sua scelta di interrompere la gravidanza era stata difesa dalle altre donne del centro sociale Gabrio, che avevano esortato a evitare possibili strumentalizzazioni della tragedia: «Anna siamo tutte noi ed è per questo che lottiamo contro chi tenta di strumentalizzarci per fare una squallida campagna antiabortista.. perché di aborto non si muoia né qui né altrove, perché la maternità o la non maternità siano sempre delle libere scelte! Come un cuore grande il cielo…ciao Anna», avevano scritto su un blog, salutando per sempre la loro sfortunata amica.
© 2014 La Repubblica - Ed. Torino. Tutti i diritti riservati
SU