Non solo embrioni

Dalla Rassegna stampa

Embrioni. Si possono chiamare genitori l'uomo e la donna che fanno conservare, nell'azoto a 190 gradi sotto zero, zigoti estratti manualmente dall'utero di lei e fecondati con sperma in qualche modo sgorgato dai testicoli di lui? La questione è imbarazzante: il processo di acquisizione di queste cellule - quindici micron, circa 0,2 millimetri - ha qualcosa di spettrale, con medici e addetti che se le passano per mano e le depositano su vetrini da osservare sotto il microscopio fino alla conferma della loro intatta vitalità. Eppure i due donatori possono essere comportarsi come - veri genitori: trentaquattro di queste coppie hanno pianto, giorni fa, alla notizia che i loro embrioni, conservati in un Centro di procreazione romano, erano andati distrutti per un guasto all'impianto di azoto liquido che li teneva in vita: "Erano la nostra ultima speranza di avere un figlio...". "Un embrione è un quasi-figlio", hanno detto quasi-genitori più fortunati perché i loro embrioni sono al sicuro, in un altro Centro. Nell'incidente romano, oltre agli embrioni sono andati distrutti un bel po' di ovociti e sei campioni di liquido seminale. Il Codacons: "Omicidio colposo". O siamo già al genocidio?

Il dramma fa tornare attuali le polemiche intorno alla richiesta avanzata tempo fa da alcune regioni, oltreché da Roma e dalla Firenze di Matteo Renzi, perché in quei cimiteri vengano aperti spazi specifici per i feti: Sembra però che spazi per i feti ci siano da sempre: aree sconsacrate (ma perché?) nelle quali vengono seppelliti i feti di 20-28 settimane, i nati morti e, su richiesta, anche i feti di meno di 20 settimane. Il ginecologo Silvio Viale ne chiese l'abolizione, con la possibilità di seppellire i feti nei settori comuni. "I feti (la legge parla di prodotti abortivi) che non devono essere conferiti al cimitero - scrisse Viale - possono continuare a essere inceneriti come rifiuti sanitari pericolosi, mentre i feti che devono essere conferiti per legge ai cimiteri (quelli di 20-28 settimane), se non richiesto diversamente dovrebbero essere avviati alla cremazione con dispersione delle ceneri nell'area dedicata". La discussione è a più voci: il cardinale Sepe punta al riconoscimento del feto, Italia dei valori chiede (o chiese) che sia possibile l'adozione degli embrioni e non limitarsi alla donazione, la proposta venne denunciata dai Radicali. Il punto insidioso è la possibilità del riconoscimento giuridico. Ma intanto, e non solo per paradosso, cosa dovremo dire - e fare degli embrioni congelati nell'azoto? Pare che nei centri italiani siano migliaia. Sul piano giuridico e/o teologico la questione è appassionante, io mi soffermo dinanzi al pianto di quei quasi-genitori. "Occorre garantire tutte le sensibilità", osservò il dottor Viale. Per una volta, come non essere d'accordo?

Teologie. Facebook ospita un sito (si chiamano così?) dedicato a "Ermeneutica e filosofia". E' piuttosto frequentato, vi si discute dei massimi problemi, e non solo. Ma forse non è su Facebook che troveremo validi sostenitori delle esigenze del filosofare. Tra i mille interventi, ne trascegliamo due, contraddittori tra di loro. Il primo piacerebbe a un laicista: "Regola: de-metaforizzare i 'Testi Sacri'. Per fare ciò è necessario trovare spiegazioni fisiche possibili ai concetti che i sacri libri enunciano". Il secondo piacerebbe a sant'Anselmo da Aosta: "Amici, vi invito a dare una svolta se volete far risorgere la ricerca filosofica, troppe ragnatele. Intanto rivediamo e fondiamo la verità prima se vogliamo rivedere e fondare le verità seconde. La verità prima che la filosofia ha accantonato è Dio (...). Dio esiste ma non è fisicamente documentabile, purtuttavia per deduzione logica si può provare l'esistenza di Dio". Davvero, per queste vie troveremo la Verità, Dio?

Eppur si muove. Teologi di vaglia chiedono alla chiesa romana di mettersi a confronto con la vita, con la contemporaneità, con la verità, così da porre un qualche rimedio a una crisi di fiducia che la sociologia conferma a ogni sondaggio. Non parlano solo i teologi, i rumours di disagio dilagano. Il neoconvertito Tony Blair chiede che siano legalizzati i matrimoni gay; il cardinale Schónbom, non certo un progressista, i gay li ammette nel suo consiglio pastorale. Nonostante gli ammonimenti, i preti austriaci disobbediscono alla cattedra di San Pietro, i gesuiti americani dissentono dalla loro Conferenza episcopale che ha invocato l'obiezione di coscienza contro la "Obamacare". In Vaticano non si muove foglia, l'immobilismo pare assoluto: poi, qualche giorno fa, un francescano, padre Cantalamessa, nel corso della predica del Venerdì Santo dinanzi al Pontefice e, immaginiamo, uno stuolo di cardinali di curia, ha ammonito perché "chi sa parli" e "confessi le sue colpe": una allusione, che ai più è parsa evidente, all'assassinio di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa nel 1983, un delitto sul quale, secondo gli inquirenti, in Vaticano qualcuno sa molte cose. Stà a vedere che lì dentro - con gran scorno dei laicisti - qualcosa ora si muove.

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