No pillola abortiva? La Camera caccia i medici

La Camera taglierà presto la convenzione con il Policlinico Gemelli di Roma a cui è affidatala gestione dell’ambulatorio di Montecitorio. Il problema? Non distribuisce la pillola del giorno dopo perché i medici dell’ospedale cattolico, e dunque anche quelli che si alternano nell’infermeria riservata ai deputati, sono tutti obiettori di coscienza. Il caso è stato sollevato più di un anno fa dalla deputata radicale Rita Bernardini, che s’è battuta molto anche per ridurre i costi dell’appalto. Ma la questione principale è sempre stata un’altra. «Se una donna ha bisogno di prendere la pillola del giorno dopo sappiamo che il Gemelli non può prescriverla perché c’è un preciso codice deontologico. È una struttura pubblica che però non può svolgere un servizio pienamente pubblico per un suo codice etico» tuonava la Bernardini alla Camera.
Il caso è tornato alla ribalta a settembre scorso. Una deputata del Movimento 5 Stelle è scesa in ambulatorio e ha chiesto di avere la pillola abortiva. Il medico non gliel’ha prescritta perché obiettore di coscienza. Lei ha atteso il cambio del turno e l’arrivo dell’altro medico. Ma anche lui, sempre del Policlinico Gemelli, ha rifiutato di darle il farmaco. Allora è scoppiata la polemica. Sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama, dove è stato il senatore del Movimento 5 Stelle e medico Maurizio Romani a porre il tema con un paragone particolare. «Desidero porre all’attenzione dell’Assemblea due episodi apparentemente lontani tra di loro, ma che hanno un punto in comune: la violenza sulle donne. Il primo è l’uccisione a coltellate diana collega medico, la dottoressa Paola Labriola, ad opera di un malato. Non posso che esserne addolorato, sia come persona che come collega. In questo caso si tratta dell’ennesima violenza contro una donna da parte di un attentatore con una coscienza alterata. Ciò può accadere a chiunque, ma una donna è più esposta, in quanto al suo aggressore può sembrare una preda più facile».
Dopo alcune considerazioni sulla terribile vicenda della psichiatra uccisa da un paziente in un centro di igiene mentale di Bari, il senatore Romani continuava: «Un secondo esempio di violenza sulla donna è quello perpetrato in questi giorni. Mi riferisco alla notizia che una nostra collega deputata non ha potuto usufruire di un servizio dovuto per legge, quale la prescrizione della cosiddetta pillola del giorno dopo, presso l’ambulatorio di Montecitorio. Questo per il semplice motivo che il medico ha risposto di no per motivi di coscienza e anche il medico del turno successivo era obiettore di coscienza, come tutti gli altri: si tratta di colleghi medici che lavorano alla Camera dei deputati». Eppure, ricordava il senatore pentastellato «l’11 giugno 2013 la Camera dei deputati ha approvato sette mozioni, presentate dai diversi gruppi parlamentari, in cui si invitava il governo a dare piena applicazione alla legge n.194 del 1978. Io stesso ho presentato un disegno di legge, che spero venga appoggiato dai vari gruppi parlamentari, per fare in modo che questo servizio sia assicurato in ogni ospedale pubblico e in ogni struttura privata accreditata». Compreso l’ambulatorio della Camera, benché di solito lì ci siano medici specializzati in cardiologia e non in ginecologia, visto che si tratta di un presidio di primo soccorso, che per forza di cose tenta di fronteggiare le patologie che possono colpire con più frequenza i parlamentari. Mala questione, ormai, è diventata di principio. «Tutti i medici del servizio sono obiettori: se l’obiezione è un diritto, di esso non si può abusare, soprattutto se lo si fa per motivi di carriera interna, più che per convinzione religiosa o ideologica.
La legge n. 194 è sempre più osteggiata, a tutto danno dei diritti delle donne» chiariva nel suo discorso in Aula Maurizio Romani. Adesso siamo all’ultimo capitolo. Si avvicina il mancato rinnovo della convenzione con il Policlinico Gemelli. L’ufficio di presidenza punterebbe a lanciare un bando pubblico per affidare il servizio a un altro ospedale. Ovviamente nel Palazzo non mancano le stoccate. «Ma perché le deputate dovrebbero avere bisogno di prendere la pillola del giorno dopo proprio nell’ambulatorio della Camera? Non possono andare in una Asl di Roma o in un ospedale?» si chiedono in tanti. A settembre scorso il senatore del Nuovo Psi, Lucio Barani, anche lui medico, si era offerto di prescrivere la pillola. Ora conferma: «Sono socialista, abortista, divorzista e pure a favore dei matrimoni tra gay, darò io la pillola abortiva alle colleghe che ne hanno bisogno. Mi sono fatto portare vari campioni da alcuni parlamentari farmacisti e ho il ricettario». Non rinuncia alla battuta: «Adesso capisco cosa fanno i colleghi grillini, se non altro scopano, ma ci vuole sempre un po’ di educazione sessuale. Insomma, stiano più attenti».
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