Niente sondino ai morti

Il titolo che suggerisco per questo articolo, “Niente sondino ai morti”, è per richiamare il lettore sull’estremo paradosso a cui può portare ogni logica forzatamente piegata al dogma, e anche la legislazione di un paese civile che a quella forzatura accetti di piegarsi.
Stiamo parlando del testamento biologico, in gergo Dat (disposizioni anticipate di volontà, dove la parola “disposizioni” sostituisce “testamento” perché questo non ci appartiene, secondo certi galantuomini, se per caso riguarda il fine vita, come la parola testamento può far pensare).
Il fine vita sarà escluso dai diritti civili e quindi testamentari dei cittadini italiani, da quando il parlamento voterà il testo della legge Calabrò, ammorbidito dall’onorevole Di Virgilio a Montecitorio dopo vani tentativi di civilizzarlo; in attesa del secondo voto al senato, come vuole il bicameralismo “perfetto” (altra truffa verbale, che sta per “ripetitivo”).
Come le colonne austro-tedesche guidate da Rommel s’infiltrarono fra le linee italiane a Caporetto, così le armate Pdl, Lega, Udc, Responsabili e ascari socialisti liberali repubblicani, fascisti, Scilipoti, ecc, una valanga di 380 voti s’è rovesciata su un parlamento e soprattutto su un paese impegnati in manovre fiscali, tasse, pensioni, immondizia, Tav, guerriglia, soldati che tornano morti dall'Afghanistan. Un kriegblitz che dimostra quanto sia in alto la Direzione strategica dell’operazione Dat.
Lo conferma il grande silenzio della stampa. Lo conferma lo stesso silenzio della prima pagina di Avvenire, ottimamente (e anche sapientemente) dedicata alla crisi: “I tagli non finiscono mai – Tremonti annuncia 17 miliardi in meno all’assistenza nel 2013- 2014”.
Una Direzione strategica che annulla tutte le disposizioni o biotestamenti che gli italiani abbiano già scritto o intendessero ancora scrivere. Da ieri, con l’approvazione del terzo articolo, nessuno più può sottrarsi alla tortura del sondino e della nutrizione forzata, e quindi è inutile lasciare “disposizioni” in senso contrario. Diceva a Radio Radicale l’onorevole Maurizio Turco: "Se in Italia fosse serio scrivere le Dat, mi atterrei per il mio testamento alle disposizioni della Conferenza episcopale tedesca". E il senatore pd Ignazio Marino spiega che la Conferenza tedesca lascia libertà alla persona di scegliere fra tutte le terapie possibili, comprese idratazione e nutrizione forzata; e s’è impegnata a far conoscere a tutti i connazionali queste disposizioni.
Il senatore Marino fu il primo nel 2006 a preparare un disegno di legge sul biotestamento, precedendo di sei mesi la drammatica lettera di Giorgio Welby al presidente Napolitano, che commosse l’Italia, ma non Ruini, che anche da morto gli chiuse le porte della Chiesa. Bertone non è Ruini, ma sa influire sulla Direzione strategica affidando al partito del bunga bunga, ai liquami vari ma anche agli infiniti cattolici per bene che non hanno retropensieri, i modi, i contenuti e i tempi del blitz sul biotestamento, e infliggere all’opposizione, reduce dallo stordimento sulle province, un uno-due che renderà ancora più tormentato il capitolo delle future alleanze.
Ma torniamo al tema ristretto, agli italiani defraudati dal testamento biologico.
Nei primi due giorni del blitz, abbiamo assistito alla balordaggine di un parlamento che parla per due giorni per vietare l’eutanasia, laddove nel codice penale italiano (l’ha ricordato Antonio Martino. Ma come ha votato Antonio Martino?) non esiste il reato di eutanasia: sicché, vietando una cosa non definita, questa legge non ci dice se a commettere il reato di eutanasia è chi assiste il malato terminale a suicidarsi, chi commette omicidio del consenziente, chi si astiene dal praticare cure inutili (eutanasia passiva). Capisco che siamo nell’Italia dei Paniz, ma ridateci Alfredo Rocco, genio del diritto, fascista ma genio. Per di più, il parlamento del bunga bunga si inventa una nuova alleanza terapeutica tra medico e paziente, che ricalca l’alleanza tra Hitler e il protettorato di Slovacchia: dove il medico-Hitler può addirittura rifiutarsi di seguire le indicazioni che il paziente ha dettato nelle sue disposizioni, e il malato-Slovacchia non può invocare alcuna norma nei confronti del suo protettore alleato.
Ieri, poi, la camera ha discusso a quali categorie di malati si applicano le norme jugulatorie: il senato, quando varò la legge anti-Englaro, che è la prima edizione di questa, le aveva limitate agli “stati vegetativi” (da noi chiamati “vegetali”, con gran rizelamento della sottosegretaria Roccella che ci ha “spiegato” la differenza). L’edizione di Montecitorio parla invece di "tutti quelli che si trovano in stati di incoscienza". Ma – dice il senatore Marino – è un’ulteriore beffa per i malati e una presa per i fondelli per i medici, allo scopo di rendere inapplicabile la legge. Per interrompere la cura forzata, infatti, dovrebbe esser provata l’“assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale”. Dovremmo sottoporre le persone a sofisticatissime risonanze magnetiche, impraticabili non dico nelle province ma perfino in città come Roma. A meno che, con quella complicata definizione degna di una legge italiana, non s’intenda l’interruzione dell’attività elettrica cerebrale: cioè la morte cerebrale, come tutti i medici d’Italia l’hanno sempre conosciuta e chiamata. Sarebbe ridicolo scrivere in una legge che è possibile sospendere i trattamenti curativi al morto. Nemmeno la scienza prima di Galilei. Dicono che il papocchio sarà dichiarato incostituzionale dalla Corte, che così risparmierà all’Italia laica le firme per un altro referendum abrogativo. Ma al momento l’unica certezza che abbiamo è che, se ci troveremo in condizioni di dover scegliere tra sondino di Stato (o altre torture benedette) e soluzioni di libertà, sceglieremo le seconde.
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