Nessuno tocchi Caino: pena di morte in calo «Novità dai Paesi arabi»

Nel mondo spira un vento contrario alla pena di morte e, pur con le dovute cautele, i fatti del 2010 segnalano un sostegno crescente alla posizione dei Paesi che si sono battuti contro la pena capitale e che nel dicembre del 2007 hanno portato all'approvazione della Risoluzione per la Moratoria universale delle esecuzioni capitali da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Oggi le prospettive dell'abolizione «sono ancora più favorevoli», si legge nel Rapporto 2011 sulla pena di morte nel mondo redatto da "Nessuno tocchi Caino", «soprattutto, dopo quello che a livello politico e sociale è accaduto e continua ad accadere in molti Paesi arabi». Le nuove opportunità che giungono dalla «Primavera Araba», sono state il tema anche del messaggio del Capo dello stato Giorgio Napolitano all'associazione. L'abolizione della pena di morte è un obiettivo di «grande valore etico e civiltà giuridica». Un esempio su tutti di «compostezza e attaccamento alle libertà democratiche arriva dalla Norvegia, pur ferita da una violenza cieca e insensata». Molte opportunità sono inoltre giunte, «dai fermenti di rinascita politica e democratica del bacino del Mediterraneo, e, in particolare dalla Tunisia, «che ha dato segnali incoraggianti nella direzione auspicata».
Alla presentazione del rapporto era presente anche Taieb Baccouche, ministro dell'Educazione e portavoce del governo tunisino di transizione. «Deve esserci giustizia senza vendetta, perché il diritto alla vita è la chiave di tutti gli altri diritti - ha detto- In questo senso è necessario lo sviluppo della democrazia nei paesi arabi». «La Tunisia in questo senso è un buon esempio, oggi però bisogna impegnarsi perché sempre più paesi aboliscano la pena di morte». Una condanna, quella contro il boia nel mondo, è arrivata anche dai presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani, il vicepresidente del consiglio Gianni Letta e il Ministro degli Esteri Franco Frattini, che hanno riconosciuto il grande lavoro svolto dall'associazione e sottolineato come fermare la pena di morte sia un «imperativo assoluto». Trai Paesi Arabi, anche l'Egitto deve dare l'esempio. «Se il governo egiziano ad interim -ha detto il segretario dell'associazione Sergio D'Elia - saprà garantire ai massimi responsabili del vecchio regime, a partire dall'ex presidente Hosni Mubarak, i diritti fondamentali, ivi incluso un processo equo e trasparente che escluda la condanna a morte, ciò sarà la prova più evidente di una soluzione di continuità rispetto al passato».
Le esecuzioni nel mondo
Sono 155 i Paesi che hanno deciso per legge o in pratica di abolire la pena di morte: 97 sono totalmente abolizionisti, 8 lo sono per crimini ordinari, 6 attuano una moratoria delle esecuzioni e 44 sono abolizionisti "di fatto" non eseguendo sentenze capitali da oltre dieci anni o essendosi impegnati ad abolirla. Sull'altro fronte, 42 Paesi hanno la pena di morte: è un dato in discesa dal 2005. In Asia la quasi totalità delle esecuzioni (il 98,4%), con al vertice mondiale Cina, Iran e Corea del Nord. In Europa, resiste solo la Bielorussia, mentre nelle Americhe ci sono solo gli Stati Uniti, dove però continuano a diminuire esecuzioni e detenuti nel braccio della morte: nel 2010 sono state 46 le esecuzioni, contro le 52 nel 2009.
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