Nel Lazio centri di procreazione senza autorizzazioni e controlli

Dalla Rassegna stampa

«In queste ore firmerò un decreto per istituire una commissione di inchiesta, come già avvenuto per il caso tbc. Sarà composta da esperti esterni all’amministrazione regionale, sia del mondo accademico che sanitario e di assoluta e riconosciuta esperienza e competenza. Quanto è accaduto è grave, siamo vicini alle coppie che stanno vivendo un momento difficilissimo». Ieri il presidente della Regione, Renata Polverini, ha speso poche parole su quanto avvenuto al centro di procreazione assistita del San Filippo Neri, con la perdita di 94 embrioni e la disperazione di una quarantina di coppie che, in gran parte, speravano grazie a quelle cellule conservate a meno 196 gradi, di potere avere un figlio. Polverini ha aggiunto: «Faremo tutto ciò che è in nostra competenza per accertare le responsabilità». Ma il caso del centro di procreazione del San Filippo Neri fa scoprire un dato preoccupante: il Lazio è l’unica regione in Italia a non avere centri di procreazione assistita autorizzati. E questo rende più complessi i controlli.

Di fatto, il Centro nazionale trapianti che, in applicazione delle direttive europee e delle leggi nazionali ha cominciato controlli di routine in altre regioni, a Roma non può intervenire. Ignazio Marino, Pd, ieri ha attaccato: «La Regione Lazio si è rivelata gravemente inadempiente nei confronti dei centri, sia pubblici che privati, di procreazione assistita. Basta andare sul sito dell‘Istituto Superiore di Sanità per accertare che nessuno dei centri regionali è mai stato sottoposto a verifiche, né tanto meno alla valutazione iniziale indispensabile per l’accreditamento dell’attività di fecondazione in vitro».

Ieri dall’assessorato regionale alla Sanità (fa capo direttamente a Renata Polverini, che è commissario alla Sanità) hanno spiegato, rispondendo anche alle osservazioni dell’Associazione Luca Coscioni (ma anche del professor Severino Antinori): «Soltanto su indicazione del presidente Polverini l’assessorato regionale alla Salute sta lavorando da oltre un anno con l’Istituto superiore di sanità e con il Centro nazionale trapianti per mettere ordine e confermare le autorizzazioni ai centri di procreazione medica assistita della Regione Lazio che prima del nostro arrivo erano completamente ignorati». In sintesi, dice lo staff della Polverini: le precedenti amministrazioni non hanno fatto nulla, noi stiamo tentando di rimettere ordine alla materia. «Questa giunta ha fatto per la prima volta il censimento di tutti i centri, pubblici e privati, che effettuano la procreazione medica assistita e ha previsto un sistema di controllo specifico che partirà nei prossimi mesi con la collaborazione del Centro nazionale trapianti insieme al quale sono stati già avviati i corsi per formare gli ispettori. Per quanto riguarda il terna della conferma delle autorizzazioni di questi Centri, l'assessorato alla Salute ha già predisposto una bozza di decreto che nei prossimi giorni sarà perfezionato ed emanato».

Proprio su questo buco nero delle autorizzazioni mai date, interviene anche il dottor Francesco Timpano, che è il responsabile del Centro di procreazione medica assistita. Lui stesso conferma: «La Regione Lazio è l'unica regione a non avere emanato le autorizzazioni per i centri di procreazione medico assistita (Pma). Noi le autorizzazioni non le abbiamo non perché siamo fuori legge, ma perché non sono state ancora materialmente rilasciate. Siamo per il momento solo accreditati, anzi sollecitiamo la Regione Lazio a rilasciare le autorizzazioni».

Oggi alla procura della Repubblica di Roma si svolgerà un vertice per aprire l'inchiesta e decidere su quale tipologia di reato indagare. L'Assotutela (un'associazione di consumatori) fa sapere che sarà al fianco delle coppie coinvolte in questa vicenda per presentare esposti nei confronti della ditta dell'impianto di crioconservazione, responsabile della conduzione, della manutenzione e del controllo dell'impianto, ma anche nei confronti dell'Azienda ospedaliera.

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