Nel giorno del Nobel un rapporto russo attacca l'Ue sui diritti umani

Dalla Rassegna stampa

Si chiama così: Report on the human rights situation in the European Union. È una ricerca di 66 pagine condotta dal ministero degli esteri della Federazione russa e radiografa, stato membro dopo stato membro, la situazione dei diritti umani nell’Unione europea. Il titolo, molto neutro, non fa il paio con la valutazione complessiva stilata dagli estensori del documento. Che è negativa.
Le primissime righe dell’introduzione già indicano dove i russi vogliono andare a parare. «Sebbene l’Unione europea e i suoi membri dichiarino tradizionalmente il loro impegno a favore della promozione e della protezione dei diritti umani […] la situazione in questo campo – si legge nel rapporto, disponibile sul sito del ministero in lingua inglese – è ben lungi dall’essere perfetta». Nel secondo paragrafo si va più sul pesante, con una lenzuolata di questioni e fenomeni che vengono definite pressanti e in chiara crescita. Xenofobia, razzismo, nazionalismo violento neo-nazismo, violazione dei diritti delle minoranze, dei detenuti, dei rifugiati, dei migranti e delle persone con problemi mentali. Non basta. Vengono tirate in ballo anche la tutela dei minori, la violazione della privacy, la diseguaglianza di genere, l’abuso di potere da parte della polizia, i campi della Cia, la libertà di stampa.
La conclusione? L’impianto giuridico dell’Ue non copre tutte le sfide che provengono dal fronte dei diritti umani e dunque si configura una contraddizione tra la fotografia reale nei singoli paesi membri e l’ambizione comunitaria di agire come un “arbitro supremo” sul piano dei diritti umani e dei processi democratici.
Interessante il capitolo sull’Italia. Si parla dei rimpatri forzati, dei Centri di identificazione e di espulsione, l’assenza di una legge sullo ius soli, la lunghezza eccessiva dei processi, le intercettazioni e la discriminazione sul lavoro nei confronti delle donne. Problemi tangibili. Veri. Denunciati da organizzazioni non governative, associazioni e gruppi parlamentari. L’operazione viene replicata per tutti i restanti condomini dell’edificio europeo. Con rigore scientifico, citazione di rapporti e fonti. Sicuramente l’Ue ha le sue carenze. Ma è il caso di guardare anche dal pulpito da cui proviene la predica e al fatto che la Russia non ha pedigree impeccabile da esibire. Anzi.
Ora, una simile operazione può anche non stupire. D’altronde i rapporti tra Europa e Russia, se si vanno a misurare al di là dei dati nudi e crudi dell’interscambio, degli investimenti e dei mercati energetici, presentano qualche buono spigolo. Bruxelles e Mosca hanno infatti due concezioni diverse di democrazia. Non conciliabili. Il che porta al confronto e di tanto in tanto allo scontro aperto. Il rapporto stilato in questi giorni dai russi, che fa eco all’apposita sessione della Duma tenutasi nella tarda primavera scorsa, rientra in questo contesto. Non meraviglia, allora.
È piuttosto la data di diffusione a lasciare perplessi. Il documento è stato reso pubblico giovedì scorso. Vale a dire quattro giorni prima della consegna del Nobel per la pace all’Ue, motivato «da oltre sessant’anni dedicati all’avanzamento della pace, della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa». Insomma, è evidente l’intento della diplomazia moscovita: fare un po’ di caciara mediatica, cercando di screditare Bruxelles e di sminuirne l’importante riconoscimento ottenuto.
Non è solo questo, dicono gli analisti. Il ministero degli esteri, con il faldone appena sfornato, starebbe arando il terreno a Putin, che tra una decina di giorni sarà in visita a Bruxelles. Schiena permettendo. L’intento di questo “libro nero”, che costituisce una sorta di risposta preventiva alle possibile critiche che il presidente russo potrebbe ricevere in tema di diritti e democrazia, sarebbe quello di forgiare già da ora un’agenda chiara, che affronti temi economici e pragmatici, lasciando da parte le istanze sensibili. Come, appunto, i diritti umani. Dove anche la Germania, che con Schroeder aveva eluso tali faccende concentrandosi sugli affari, ha iniziato a prendere posizioni meno docili, se è vero che il Bundestag, lo scorso mese, ha votato una risoluzione che ha esortato la Angel Merkel, durante il suo viaggio in Russia del 16 novembre, a sollevare davanti a Putin la questione del deficit di diritti nella Federazione. La cancelliera non s’è sottratta a questo impegno.

 

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