"Negata l'acqua potabile ai detenuti birmani"

A 15 prigionieri politici birmani nel carcere di Insein, nell'ex capitale Rangoon, che il 26 ottobre hanno cominciato uno sciopero della fame contro la mancata riduzione della loro pena, è stata negata perfino l'acqua da bere. A denunciarlo è Amnesty International sul suo sito.
Secondo notizie provenienti dalla Birmania - riferisce l'organizzazione internazionale per i diritti umani - ai detenuti è stata negata l'acqua potabile dal 27 ottobre al 2 novembre e otto di loro sono tenuti in gabbie per cani. Privando i prigionieri di acqua potabile, le autorità carcerarie - sostiene Amnesty - potrebbero rendersi responsabili di una loro rapida morte per disidratazione. Violerebbero così il diritto alla vita, in base al diritto internazionale, e la Dichiarazione universale dei diritti umani. Inoltre, sarebbe violato l'articolo 21 delle Norme minime dell'Onu sul trattamento dei prigionieri, in base al quale ciascun detenuto deve poter avere acqua potabile ogni volta che ne ha bisogno.
Il 29 ottobre - riferisce inoltre Amnesty - otto dei 15 uomini in sciopero della fame sono stati trasferiti in cellette destinate ai cani. Queste celle sono lunghe circa tre metri e larghe poco più di due, ma è impossibile stare in piedi. Non hanno finestre e sono poco ventilate; sono insonorizzate e generalmente non hanno letti o tappeti e mancano di strutture igieniche adeguate. In Birmania, con l'amnistia di massa dell'11 ottobre, sono finora 300 i detenuti rimessi in libertà. Una piccola parte di un totale di circa 2000 detenuti.
© 2011 La Stampa. Tutti i diritti riservati
SU