Napolitano: ora una legge per partiti più trasparenti

Dalla Rassegna stampa

Non è stata solo la lettura dei giornali di ieri zeppi dell'ultima bufera giudiziaria che investe la Lega a "muovere" il Colle. E a prendere carta e penna per scrivere una nota in cui, senza giri di parole, chiede ai partiti una "autoriforma" sulle regole di trasparenza e di finanziamento. In realtà, quella del Carroccio è stata l'ennesima inchiesta dopo altre altrettanto scottanti, a cominciare da quella su Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita. Ecco, è in questo crescendo di notizie e inchieste – che stanno consolidando una percezione collettiva ostile ai partiti – che il capo dello Stato ha avvertito proprio l'urgenza di un invito esplicito al Parlamento a fare nuove regole. Il sentimento di sfiducia – e per molti versi di esasperazione – preoccupa Giorgio Napolitano al punto da mettere nero su bianco la sua richiesta: è arrivato il tempo per i partiti e i loro leader di intraprendere iniziative parlamentari per definire regole di trasparenza e democraticità secondo l'art.49 della Costituzione. E anche – e forse soprattutto – per definire nuove regole sul finanziamento pubblico ai partiti che oggi viene erogato dallo Stato sotto forma di rimborso elettorale. Un gesto forte quello del capo dello Stato che anticipa e sollecita le forze politiche a un compito necessario, visto che manca un anno a nuove elezioni politiche.
«Ferma restando l'autonomia dei procedimenti giudiziari in corso, e nel rispetto dei diritti sia degli indagati sia di tutti i soggetti interessati, è doveroso rilevare che sono venuti emergendo casi diversi di notevole gravità relativi alla gestione dei fondi attribuiti dalla legge ai partiti». È questa la premessa della nota del Colle che poi indica senza sconti la strada parlamentare di "autoriforma" della politica. Leggiamo la nota che continua così: «Da questi casi di notevole gravità scaturisce l'esigenza - cui non possono non essere sensibili nella loro responsabilità le forze politiche - di adeguate iniziative in sede parlamentare volte a sancire per legge regole di democraticità e trasparenza nella vita dei partiti, ai sensi dell'art. 49 della Costituzione, e meccanismi corretti e misurati di finanziamento dell'attività dei partiti stessi, sempre essenziale in quanto finalizzata a "concorrere a determinare la politica nazionale"».
Più che moral suasion, insomma, quello di Giorgio Napolitano è stato un invito esplicito e diretto che è stato subito raccolto dai vari esponenti dei partiti. Che però sono in ritardo su questo fronte nonostante il clima di "antipolitica" di cui spesso si lamentano. In commissione Affari costituzionali alla Camera ci sono già circa 18 proposte di legge sull'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, ma la discussione procede a rilento e non se ne parla da ormai un anno. Il fronte dei finanziamenti è ancora più scottante dopo i dati emersi a seguito degli scandali e dimostrano come solo una minima parte dei fondi che confluiscono nelle casse dei partiti sia effettivamente usato come rimborso a fronte di spese elettorali. Nella Lega questo rapporto è di 40 milioni incassati contro 3,5 milioni rendicontati come spese elettorali.
A preoccupare molto il Colle è quindi il rischio di un progressivo scollamento tra società e partiti, reso più acuto dalle inchieste giudiziarie. Un test per misurare questa "febbre" saranno le prossime elezioni amministrative dove, non a caso, molti partiti hanno scelto la via delle liste civiche per evitare una fuga di massa dalle urne. Ma il vero antidoto all'antipolitica e alla disaffezione è quello che propone Giorgio Napolitano: una autoriforma che segni il risveglio e il riscatto dei partiti. Ora la parola passa a loro.

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