Motivazione viziata per Iacoviello

«L'annullamento con rinvio per vizio di motivazione non vuol dire che l'imputato è innocente. Vuol dire che la motivazione è viziata, non che la decisione sia sbagliata». Così si conclude lo schema di requisitoria del sostituto Pg Iacoviello di fronte alla Cassazione nel processo Dell 'Utri. Il testo è già pubblicato da un sito di diritto penale e ripreso da radiocarcere.com. Ma sui giornali di ieri questo passaggio non c'era. In compenso un'altra frase la si poteva leggere ovunque: «Al reato di concorso esterno ormai non crede più nessuno».
Un giudizio liquidatorio, ma in realtà nel testo le parole sono altre. Si nota che la Cassazione sta restringendo l'uso di questa imputazione a casi marginali. Una osservazione statistica, peraltro difficilmente contestabile, descritta come un passaggio nella giurisprudenza della Corte «dall'entusiasmo allo scetticismo». Ma non è questo l'argomento centrale del Pg. Quello che lo porta a motivare l'annullamento della sentenza della Corte d'appello palermitana sta, secondo lui, in alcuni pesanti vizi di diritto e di logica contenuti in essa. Non il reato in sé ma il modo come i Pm l'hanno contestato e i giudici applicato in sentenza.
Dunque non un accusatore all'americana ma un magistrato che si fa carico del diritto più che della vittoria nella causa. Eppure i difensori del Pm come «magistrato in senso pieno» dimenticano la loro contrarietà alla separazione delle carriere e chiedono che il Csm sanzioni Iacoviello.
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