Moratti contro i manifesti radicali "Vogliono l'eutanasia, li toglierò"

Sono appesi in corso Buenos Aires: in primo piano il volto di un uomo, un malato terminale che chiede di essere lasciato "morire in pace". Accanto, i dati del Rapporto Italia 2011 dell'Eurispes secondo cui «due italiani su tre sono a favore della legalizzazione dell'eutanasia». Sono i maxi-manifesti della campagna dell'associazione Luca Coscioni per il 5 per mille. Che, adesso, finiscono al centro dell'ennesimo attacco frontale ingaggiato da Letizia Moratti contro il centrosinistra. E di una nuova polemica sollevata in nome dei valori cattolici. Per il sindaco, quei manifesti sarebbero «contrari alla sensibilità della maggioranza dei milanesi, credenti o meno». E annuncia: «Ho già incaricato gli uffici comunali di verificare se vi siano i presupposti per la rimozione». La replica arriva da Marco Cappato, candidato della lista Bonino-Pannella, che bolla l'uscita come «zelo censorio totalmente sprecato, visto che i manifesti stanno per essere rimossi in quanto è scaduto il periodo di affissione». E rilancia: «La città è imbrattata da altri manifesti, quelli sì illegali: sono quelli abusivi di Letizia Moratti alla quale come sindaco spetterebbe il compito di far rispettare le regole, non di infrangerle».
È un altro tassello della campagna aggressiva che sta conducendo il sindaco negli ultimi giorni: una strategia studiata per far emergere il disappunto del mondo cattolico. E non a caso, dopo il suo intervento, arriva quello altrettanto duro del presidente della Regione Roberto Formigoni: «È una manifestazione di barbarie: gli anziani chiedono di essere accuditi, curati, amati. No a una cultura dell'egoismo e dell'indifferenza che pensa di risolvere il bisogno ammazzando il bisognoso». Anche in questo caso è Cappato ad alzare la voce: «Dopo il sindaco imbrattatore scende in campo contro la libertà di opinione e di espressione anche il presidente di Regione protagonista delle firme false, che cacciò Eluana e Beppino Englaro. Questa accoppiata è una prova in più che il loro potere clericale va mandato a casa urgentemente».
Letizia Moratti non avrebbe la possibilità di togliere direttamente i manifesti, ma di denunciarli al giurì di autodisciplina pubblicitaria. Eppure lei stessa ammette che la battaglia è un'altra: quei manifesti che «tanto sconcerto stanno creando in queste ore nella popolazione» mostrerebbero «una concezione di vita, di società e di famiglia diametralmente opposta alla mia», che hanno «i Radicali e la coalizione di centrosinistra che sostiene Pisapia». A chiedere al sindaco la rimozione era stato in prima battuta Fabio Luoni, presidente del Movimento per la vita milanese. Una denuncia appoggiata da Mariolina Moioli, candidata per la lista civica "Milano al centro", e dal candidato del Pdl Michele Mardegan («Manifesti ignobili»).
Per il segretario cittadino del Pd, Francesco Laforgia, «la Moratti sta cercando disperatamente di spostare l'attenzione su temi che non c'entrano nulla con il governo di Milano, nascondendo il dramma delle polveri sottili o il degrado delle periferie». Da Sel, è la capolista Daniela Benelli a puntare il dito contro il tentativo del sindaco di rimuovere i poster: «È indicativo della concezione che questa destra ha della libertà di opinione».
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