Missioni all'estero, opposizione spaccata

Dalla Rassegna stampa

La minoranza si spacca sulla questione dei finanziamento delle missioni di pace italiane all`estero. Il Senato ieri infatti ha approvato con 245 a favore, un contrario e 12 astenuti il rifinanziamento delle missioni a di pace all`estero a cominciare da quella in Afghanistan. L`opposizione si è divisa su questo decreto bipartisan con l`Italia dei Valori che si è astenuta. Non hanno partecipano al voto, in dissenso dal Pd, i senatori radicali Marco Perduca e Donatella Poretti. Il provvedimento di proroga, che passa ora all`esame della Camera, copre le spese delle missioni fino alla fine dell`anno. Le prime critiche al partito di Di Pietro sono venute da un suo ex alleato: con il voto di astensione «l`Italia dei Valori ha di fatto rotto la coalizione», ha detto il senatore Francesco Rutelli che, dopo averlo detto in aula al Senato, si è precipitato in sala stampa per ribadire i1 suo giudizio senza appello: alleanza chiusa con Di Pietro. Il neoleader dell`Alleanza per l`Italia ha criticato l`Italia dei Valori senza risparmio: «La politica estera è un caposaldo di ogni strategia politica. Non si può far parte di una coalizione - ha incalzato - se si sostiene che i nostri militari, che rischiano la vita per costruire condizioni di pace in Afghanistan, devono essere ritirati entro il 28 febbraio». Pronta e altrettanto dura la replica dell`IdV: «Chi ci critica ragiona con i piedi e non con la testa». Antonio Di Pietro, subito dopo il voto del suo partito al Senato al rifinanziamento della missione in Afghanistan e l`astensione sulle altre missioni di pace, va all`attacco contro il Pd e contro Francesco Rutelli che avevano stigmatizzato la presa di posizione dei dipietristi in aula. «Dicono che noi col nostro comportamento osserva Di Pietro - siamo a favore di Berlusconi. Ma come? Il Pd vota un decreto insieme alla maggioranza e siamo noi a favore di Berlusconi?». Riguardo poi alle motivazioni del voto contrario Di Pietro dice che «in Afghanistan non c`è più una missione di pace ma una guerra guerreggiata. Nulla si dice nel provvedimento su cosa si fa lì. Ci stiamo tanto per starci, in attesa che ci scappi un altro morto...». «Anche Obama - ha concluso Di Pietro - ha definito una "exit strategy". E noi? Siamo in assenza di una politica estera. Siamo al rimorchio». Ma il governo precisa: «112013 sarà l`obiettivo massimo, non quello minimo, per il disimpegno» dall`Afghanistan. Lo ha affermato il ministro degli Esteri Franco Frattini, assicurando, in merito all`aumento delle forze chiesto dal presidente americano, Barack Obama, agli alleati, che «il contributo dell`Italia ci sarà. E il presidente del Consiglio e il ministro della Difesa che ne daranno comunicazione informando il Parlamento italiano». L`Italia, ha aggiunto il titolare della Farnesina, parlerà con i suoi alleati «per i dettagli dell`operazione, inclusa la gradualità del dispiego». Un dispiego che prevede AI piano di rientro di altri contingenti italiani dai Balcani ma anche dal Libano». «Non è il momento di quantificare» l`aumento delle forze in Afghanistan, ma l`Italia, ha sottolineato Frattini, «condivide la strategia illustrata da Obama» sia per quanto riguarda la strategia non solo militare ma anche politica, sia «per il riferimento ad un graduale disimpegno via via che l`Afghanistan sarà in grado dai garantire la propria sicurezza e che questo non può avvenire entro un tempo lungo». Quanto al contributo degli altri paesi alleati Frattini, intervenuto a margine del foro di dialogo Italia e Russia organizzato a Roma dall`Ispi, ha detto: «Noi ci auguriamo che gli alleati facciano molto, anzi moltissimo, come faremo noi».

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