In migliaia alla Perugia Assisi Scout e parrocchie, pochi i politici

Dalla Rassegna stampa

Una sterminata bandiera arcobaleno si è allungata dall'Arco di San Girolamo, a Perugia, verso la Rocca di Assisi. La marcia della pace è partita poco dopo le 9.3o di ieri. Tra gli striscioni di testa, quello della candidatura di Assisi e Perugia a capitale europea della cultura 2019. A portarlo i due sindaci di Perugia e di Assisi, centrosinistra e centrodestra, uniti dall'anniversario dei 50 anni dalla prima marcia ideata da Aldo Capitini, che il 24 settembre 1961 percorse i 24 chilometri che separano Perugia e Assisi insieme con Norberto Bobbio, Renato Guttuso e Italo Calvino. In coda associazioni laiche e religiose, scout, sindacati, gruppi spontanei o organizzati, parrocchie e movimenti politici, istituzioni e gonfaloni portati dai vigili urbani, singoli marciatori, agricoltori e «amici della bici», Unione ciechi, animalisti, Anpi e altre sigle. «Siete la parte migliore di questa Italia lacerata», ha detto alla partenza il sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali. Tra i pellegrini c'erano pochi politici. Tra questi, il leader di Sel Nichi Vendola: «Se il popolo marcia alla Perugia-Assisi vuol dire che sta imboccando la strada giusta». E Stefano Pedica, Idv, anche lui alla marcia, ha detto: «Pace vuol dire riflettere sulle guerre che non portano pace ma ancora più tensione, come in Afghanistan, pace vuol dire non dimenticare mai l'11 settembre e il conflitto tra Israele e la Palestina».

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