Metà degli sbarchi alla Porta d'Europa, ma gli arrivi calano

Dalla Rassegna stampa

ROMA Quest’anno a Lampedusa siamo già a quota 4000 a fronte degli 8000 sbarcati complessivamente sulle coste italiane. Nel solo mese di giugno, sull’isola, ci sono stati 18 sbarchi per 1.416 arrivi. A maggio - caratterizzato dal maltempo nel Canale di Sicilia - c’erano stati 5 sbarchi per 356 migranti approdati. Difficile fare previsioni per il futuro, vista soprattutto la fortissima instabilità dei vari Paesi come Egitto, Libia, Tunisia che si affacciano sulla costa nordafricana lungo la quale si riversano milioni di disperati in fuga dalla Siria, dal Libano, dalla Giordania. La tendenza registrata negli ultimi anni segna comunque un netto calo: nel 2012 gli arrivi a Lampedusa erano stati 5.166 , e l’anno prima, nel 2011, 47.650. Sebbene solo in parte collegati allo specifico di Lampedusa, anche i dati del rapporto 2013 sui rifugiati elaborati dall’Unhcr indicano - attraverso le richieste di asilo - un calo degli arrivi sulle coste siciliane. Nel 2012 le domande di asilo presentate in Italia sono state 17.352, la metà rispetto all’anno precedente.

L’Italia, con i suoi 64.779 rifugiati figura al sesto posto fra gli Stati Europei per accoglienza, ben lontana dalla Germania (589.737) o anche solo dall’Olanda che ne ospita 74.598. Al di là dunque delle strumentalizzazioni della politica sulla questione immigrazione che ovviamente esiste ed è grave, l’emergenza a Lampedusa riguarda le condizioni dell’accoglienza e le sue procedure, più che il fenomeno degli sbarchi in sè che non è certo un sindaco a poter risolvere. Riguarda lo stato delle strutture, i fondi per realizzare il primo soccorso e l’accoglienza e i termini di questa accoglienza che spesso privano i migranti non solo della libertà ma anche dei più elementari diritti umani rigettandoli nella stessa situazione di disperazione dalla quale erano fuggiti.  

Un peso che ricade quasi del tutto proprio su Lampedusa "Porta d’Europa" la cui costa dista dalla Tunisia 110 chilometri mentre quelle siciliane distano oltre 200 ed è perciò comprensibile che negli anni sia diventata contemporaneamente mèta e più grande centro per migranti d’Italia, se non del mondo. I centri di accoglienza (Cda) in Italia sono attualmente 5 e quello di Lampedusa con i suoi 381 posti è il più grande tra questi, seguito da quello di Caltanissetta con 360 posti. Si tratta di strutture che devono garantire il primo soccorso allo straniero e la permanenza è limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l’identità e la legittimità della sua permanenza. Ma la reale situazione spesso di superaffollamento fa saltare i tempi previsti. Se finora in quei venti chilometri di terra in mezzo al mare non è accaduto di peggio lo si deve al coraggio, alla solidarietà, alla coscienza dei lampedusani e dei soccorritori in mare. «È il riconoscimento del fatto che non siamo più la fine dell’Italia e dell’Europa, ma siamo l’inizio. Il messaggio del Papa costringerà il mondo ad aprire gli occhi su quello che è stato sofferto solo da questa piccola isola» ha detto il sindaco delle Pelagie, Giusi Nicolini.

 

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