Majorino: sul registro non torno indietro

«Sono pronto a discutere di questioni legate alla forma, cioè a come collocare il riferimento all'interno del Piano di zona, ma non a far venire meno un principio di civiltà». Dopo le frenate dei cattolici capitanati dal vicesindaco Maria Grazia Guida, l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino cerca di mediare sul registro di fine vita. Ma il suo è anche un modo per rilanciare la sfida ai suoi colleghi di giunta: Guida e Granelli, infatti, hanno (anche) contestato l'«inopportunità» di affrontare un argomento così delicato in un Piano che dovrebbe disegnare il futuro del welfare.
«Se in Consiglio ci sono le garanzie per votare presto una delibera ad hoc non mi interessa quanto inchiostro si dedica all'argomento nel Piano. Mi interessa il risultato» dice adesso l'assessore. Se il problema è il metodo, insomma, per Majorino il testo della delibera che la prossima settimana arriverà in giunta potrebbe essere riscritto; ma il riferimento alla Carta dei diritti del malato, con l'articolo "incriminato" sulla possibilità di esprimere in modo anticipato le proprie volontà a rifiutare l'accanimento terapeutico, non può essere tolto.
Continua a dividere, insomma, l'idea di creare anche a Milano, come è già avvenuto in un centinaio di altre città, un registro per conservare le direttive di fine vita. A favore si schierano le voci della scienza, come quella dell'oncologo Umberto Veronesi che invita il Comune ad andare avanti: «Quella per il biotestamento è una battaglia di civiltà che non può e non deve essere fermata» è l'appello dell'ex ministro. A scendere in campo è anche il Comitato "Io scelgo" che aveva raccolto 6mila firme proprio per poter discutere una delibera di iniziativa popolare - dichiarata inammissibile dai garanti del Comune - sul registro. «È doveroso - sostengono - che Milano garantisca un diritto fondamentale come il testamento biologico. Il Consiglio comunale ne discuta il più presto possibile».
Una posizione rilanciata da consiglieri comunali del Pd come Paola Bocci. Con il segretario cittadino dei Democratici, Francesco Laforgia, che sottolinea: «È importante che Milano dia un segnale forte sul terreno della libertà di scelta, affrontando un confronto aperto in Consiglio e nella città». Perché le polemiche, a Palazzo Marino, rimangono. In giunta, che dovrà discutere del Piano dei servizi sociali il prossimo venerdì. E in Consiglio, dove il documento dovrà sbarcare subito dopo per un via libera da strappare entro il termine limite del 30 settembre.
Una corsa: che la capogruppo del Pd Carmela Rozza, però, teme possa essere rallentata proprio dall'opposizione al testamento biologico. Ecco perché lanciala proposta: «Togliamo i riferimenti dal Piano». Ma se ne discuta velocemente in aula: «Il Consiglio comunale è impegnato con le delibere dei Radicali. Sotto la proposta di biotestamento, tra l'altro, c'è anche la mia firma. Non c'è alcun problema ad accelerare il dibattito, quindi, ma deve essere chiaro che non esistono vincoli né di maggioranza né di partito». Libertà di coscienza, come era già avvenuto per le unioni civili. La stessa che c'è nella Lega. Con il segretario lombardo del Carroccio, Matteo Salvini, che dice: «Personalmente sarei favorevole a un registro dei testamenti biologici, ma penso che per Milano le priorità siano ben altre».
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