A maggio in aula: si stringe anche sulla legge sui partiti

Dalla Rassegna stampa

Nel momento in cui si apre il cantiere delle grandi riforme che ieri a Caserta Napolitano si augurava rapido, diventa ancora più urgente arrivare a quella legge sui partiti più volte richiamata da Bersani e Casini. Una legge che risponda alla domanda di trasparenza dei cittadini e restituisca smalto alla buona politica. Ma che riesca in qualche modo anche a chiudere il cerchio di fronte a un eventuale riforma elettorale che torna a dare centralità alle forze politiche e su cui è già partita a tutta forza la grancassa della polemica (e della retorica) anticasta. Una norma che, attuando l’articolo 49 della Costituzione, arrivi a regolare i partiti, la loro trasparenza e il controllo della gestione delle risorse pubbliche di cui sono percettori.
La cosa è un vecchio cavallo di battaglia del Pd e del segretario dem che nella direzione di lunedì ha affiancato il cambiamento della legge elettorale con le riforme costituzionali e con una regolamentazione «che garantisca meccanismi di trasparenza nei finanziamenti dei partiti, nei processi democratici interni e che assicuri la esigibilià dei codici etici». Ma sull’onda del caso Lusi, anche l’Udc di Casini è tornato con forza a insistere sul tema. L’accelerazione sulle riforme rende ora la legge matura.
A Montecitorio la commissione affari costituzionali ha concluso le audizioni, sta lavorando alla stesura di un testo unico e conta di arrivare entro maggio alla discussione in aula. Sui principi di massima – dalla democrazia interna alla trasparenza fino ai controlli nella gestione dei fondi – esiste un accordo generale. Ma le proposte in campo – circa una decina – hanno caratteristiche anche molto diverse. Il Pd ha di recente depositato un suo testo a prima firma Bersani su cui hanno lavorato Castagnetti e Misiani traendo spunto dalle altre proposte democratiche depositate (Sposetti, Castagnetti e Veltroni Castagnetti). Prevede più controlli, interni ed esterni, sanzioni che possono anche portare all’azzeramento dei rimborsi elettorali nel caso si riscontrino irregolarità o violazioni nelle norme sui finanziamento dei partiti, trasparenza dei conti e dei bilanci da sottoporre a un controllo diffuso e primarie negli statuti dei partiti per l’individuazione dei candidati sindaci e presidenti di regione.
L’Udc chiede l’istituzione di una commisione specifica al Viminale per il controllo delle spese elettorali, con la possibilità di verificare i bilanci dei partiti e le spese sostenute. I Radicali vorrebbero alla Corte dei conti una sezione dedicata. L’Idv punta al dimezzamento degli attuali rimborsi elettorali che in ogni caso devono essere consegnati solo dopo la presentazione di fatture che documentino le spese. È previsto il divieto per le imprese pubbliche o miste di effettuare qualsiasi finanziamento ai partiti. Il Pdl ha annunciato in questi giorni una sua proposta, che ancora non c’era.

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