La lunga battaglia dell'Europa

Dalla Rassegna stampa

Nel mondo globale e non, la competitività del sistema-Europa (e anche Italia) passa anche per una tassazione delle società chiara, trasparente e non eccessiva. Niente di nuovo. Peccato che da anni la battaglia per arrivare a una base imponibile comune consolidata non abbia portato a nulla.

Non, quindi, la battaglia per armonizzare le aliquote europee. Ma solo quella per porre fine alla giungla di agevolazioni e detrazioni, codici e codicilli tra i più disparati stabilendo - appunto - una base imponibile comune consolidata (CCCTB). Nulla di fatto. Impossibile superare il disaccordo tra i 27 paesi dell'Unione. Per provare a rompere l'impasse, ora però è sceso in campo anche l'europarlamento.

Giovedì a Strasburgo, con 452 sì, 172 no e 36 astensioni, non solo ha votato a favore dell'iniziativa ma intende renderla obbligatoria e generalizzata. Cioè molto più stringente rispetto alla proposta di Bruxelles, che punta invece alla semplice attuazione su base volontaria ed esonerando le piccole, medie e micro imprese per evitare loro, come sottolinea il commissario Ue competente Algirdas Semeta, «un eccesso di oneri e costi burocratico-amministrativi».

Dopo una prima lettura da parte dei ministri Ecofin, il dossier ora è in mano ai "tecnici" nazionali che stanno faticosamente tentando di individuare i criteri per definire una base comune imponibile accettabile a tutti. Impresa improba perché si deve decidere all'unanimità.

La Gran Bretagna è contro per principio in difesa della sua sovranità fiscale esclusiva, Bulgaria e Repubblica Ceca perché hanno le tasse societarie più basse dell'Ue. L'Irlanda pure, anche se potrebbe accettare l'idea, previe assicurazioni di ferro sul fatto che non saranno mai toccate le aliquote.

Cosa dubbia, quest'ultima, visto che da sempre Germania e Francia non fanno mistero della volontà di armonizzare il fisco nell'eurozona, visto che il patto europlus lo ribadisce e non si scarta l'ipotesi di cooperazioni rafforzate, cioè di accordi limitati ai paesi disponibili, per aggirare l'ostacolo dell'unanimità. I ministri Ecofin torneranno a parlarne alla riunione del 14-15 maggio a Bruxelles sulla base di un progress report. Salvo sorprese, non ci saranno decisioni.

L'europarlamento però ora ha lanciato un segnale politico forte (ma non vincolante) in questa incerta partita che potrebbe concludersi con la fuga in avanti di un gruppo di paesi Ue, Italia compresa. Secondo gli eurodeputati la CCCTB dovrebbe essere adottata dalle società transnazionali (europee e cooperative) due anni dopo l'entrata in vigore della direttiva. Da tutte le altre idonee cinque anni dopo, eccetto Pmi e micro-imprese per le quali Bruxelles dovrà studiare se e come assoggettarle alla stessa obbligatorietà.

Lavoro, attività e fatturato i tre fattori per ripartire la base imponibile consolidata: i primi due nella misura del 45% ciascuno e il terzo al 10%. Per il lavoro il criterio di computo saranno monte-salari e numero dei dipendenti. Le attività saranno quelle materiali immobilizzate, non quelle immateriali e finanziarie perché volatili e possibili canali di aggiramento della direttiva. Obiettivo del sistema è garantire la tassazione dei profitti dove sono prodotti. Il parlamento, infine, preme per il ricorso quanto prima alla cooperazione rafforzata, partendo dai paesi euro.

Dopo tanto immobilismo forse qualcosa comincia a muoversi davvero sul fisco in Europa. Se in Francia dovesse vincere il socialista Hollande, forse anche prima del previsto.

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