L'ultima abbuffata. Chi mangia con le Regionali 2010: i partiti dichiarano spese per 63 milioni di euro, ma ne incassano 185

La tabella pubblicata in pagina, fonte ufficiale Corte dei conti, è un assaggio che dovrebbe saziare. Ma le portate verranno servite ancora. Quelle che leggete sono le prime rate bonificate ai partiti, ne mancano tre per saldare i rimborsi elettorali per le Regionali 2010.
Un affare per i politici di movimenti piccini e listoni padronali, l'ennesima patacca per le casse pubbliche: dichiarano spese per 63 milioni di euro e ne incassano 185. Tanto il controllo è postumo, a torta divisa e quasi digerita. In questa riffa di 45 agglomerati di candidati, i pezzi più grossi finiscono ai partiti nazionali: il Popolo della Libertà ha certificato costi per 20 milioni di euro e con gli assegni 2010-2011 ha già pareggiato lo sforzo economico. Il Partito democratico può annunciare un guadagno di 6 milioni; la Lega Nord è in attivo di 5 milioni e l'Italia dei Valori di 2. La parte divertente, volendo sentirsi un po' masochisti, la interpretano i listoni di una botta e via. Nel senso creati per l'occasione, e poi dissolti.
Io amo la Lucania di Magdi Cristiano Allam (editorialista de il Giornale) ha attraversato un'esistenza grama spendendo circa 3mila euro, però si è rifatta con lo Stato: per il momento, in banca ne ha ricevuti 41mila. La rete raccatta-voti chiamata La Puglia prima di tutto, una rete di consolidate tradizioni e non soltanto per aver ospitato Patrizia D'Addario in corsa per il comune di Bari, può godersi il successo con 500mila euro a fronte di uscite per 163mila euro. E la pacchia andrà avanti, sino al 2015.
Anche i Pensionati sanno tenere il pallottoliere: hanno scucito 45mila euro e fanno bingo con 350mila. Il movimento Autonomia e Diritti a sostegno di Agazio Loiero (Calabria) li batte tutti: dichiara zero spese e si ritrova 290mila euro. Stessa fortuna per la coalizione Insieme per il Presidente di Pri-Udeur-Nuovo Psi (Marche), Sinistra Ecologia e Libertà Pse, Movimento per le Autonomie e Popolari Uniti. La Corte dei conti segnala questa sequela di anomalie, ma la politica è maggiorenne, dice, e può correggere se stessa: se vuole, appunto. Le abbuffate ordinate anni fa non verranno interrotte, per carità.
Ci sono numerosi cartelli elettorali che si scoprono in passivo, però c'è tempo e spazio per rimediare: la distribuzione di denaro pubblico non si ferma. Non ora. Qualcuno deve completare il colpaccio.
Il voto, un affare da 1,6 miliardi
Ecco quanto ha guadagnato la politica con i rimborsi elettorali
Candidarsi è un affare. Per i voti, poi si vede. Le rate arrivano puntuali. Quelle per le elezioni politiche 2008 arrancavano tra vera ipocrisia e falsi annunci. Il Parlamento ha sofferto per cambiare le regole dal 2013. Ma il guaio (o il colpaccio) è fatto. Ed è pure grosso.
La Corte dei conti ha aggiornato le tabelle che spiegano il costo dei partiti dal '94 a oggi. Le spese certificate non superano i 700mila euro, mentre le entrate totali vanno oltre i 2,3 miliardi di euro. Piccola sottrazione: la politica ha guadagnato 1,6 miliardi di euro in 18 anni. Proprio quelli che hanno visto un imprenditore, Silvio Berlusconi, per dirla a parole sue, scendere in campo senza lucrare.
Ma non soltanto Forza Italia o il Popolo della Libertà hanno goduto di una legge bizzarra per quasi vent'anni, ma tutti gli altri che pensavano di investire con le candidature. E più sono passati gli anni - da Mani Pulite in poi - e più è cresciuto il rapporto tra entrate e uscite a favore dei politicanti. Le Politiche del '94 sono costate complessivamente 46 milioni di euro (e ne avevano spesi 36). Dodici anni dopo, nel 2006, legislatura di cui abbiamo cifre consolidate, i partiti sono pesati sulle casse pubbliche per 471 milioni: un regalo a fronte dei costi per 122 milioni.
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