Liti di facciata e voto europeo

Dalla Rassegna stampa

Il presidente della Regione, Maroni, che attacca il Comune - e quindi il sindaco Pisapia - perché non avrebbe fatto quel che doveva per Expo. Il Partito democratico che accusa Maroni di governare con gli uomini a suo tempo scelti da Formigoni. Lo stesso Pd che indica il Nuovo centrodestra - e quindi il ministro Lupi come «padrino politico» dei vertici di Infrastrutture Lombarde finiti sotto inchiesta. Pisapia che minaccia di non partecipare al vertice sull’appuntamento del 2015 (salvo poi smentirlo) e ottiene che l’incontro con Maroni, Lupi, il commissario Sala e il prefetto Tronca avvenga in terreno neutrale e cioè non più nella sede della Regione, ma in quella di Expo. E poi Grillo che spara ad alzo zero contro il progetto dell’Esposizione Universale ridotta, secondo lui, a una fiera annonaria; contro le infiltrazioni mafiose, gli interessi lobbistici, le «inutili autostrade a 15 corsie» e le Vie d’acqua. Eppure tutta questa esibizione di facce feroci ha ben poco a che fare con i lavori di Rho-Pero. L’Expo è soltanto un pretesto.

Se è vero, come diceva De Gasperi, che «lo statista guarda alle prossime generazioni; il politico alle prossime elezioni», beh, allora di statisti qui non se ne vedono. Tutti puntano alle Europee del 25 maggio, si occupano soltanto di quelle: ogni tema e ogni problema vengono piegati alla logica di una propaganda elementare basata più sulla critica degli avversari che non sulla valorizzazione delle proprie iniziative. Insomma più che «guarda come sono stato bravo», l’argomento dialettico diventa «guarda che pasticci combina quell’altro». Propaganda elementare, appunto. Ma nel momento in cui coinvolge Expo diventa pericolosa. Perché questa impresa può avere successo solo se è sostenuta dal più ampio schieramento possibile. E stato così fin dall’inizio, fin dalla campagna a sostegno della candidatura di Milano. Sindaco era Letizia Moratti, presidente del consiglio Romano Prodi, ministro degli Esteri Massimo D’Alema, ministro delle Politiche comunitarie Emma Bonino: quattro personalità politicamente molto diverse. Lavorarono insieme sostenendosi a vicenda. Fino alla vittoria, fino alla mattina del 31 marzo 2008 quando i delegati dei 151 Paesi chiamati a scegliere fra Milano e Smirne, votarono per Milano.

Le ostilità ripresero nel pomeriggio di quello stesso giorno. Berlusconi, allora capo dell’opposizione, attaccò Prodi dicendo che quella «non è certo una sua vittoria, né una vittoria del governo». E Prodi: «Berlusconi si vergogni». Berlusconi: «E Prodi che deve vergognarsi». Maroni, vicesegretario della Lega: «A vincere è stato il Nord». Uno spettacolo desolante. Ma almeno in quell’occasione si cominciò a litigare soltanto dopo aver superato il traguardo. Ora invece si litiga a partita ancora in corso e il rischio dell’autogol è fin troppo evidente. Se i componenti della squadra (politica) di Expo giocano a farsi lo sgambetto, come riusciranno ad apparire credibili di fronte al resto del mondo o più semplicemente di fronte ai milanesi? Ieri hanno giurato che fra loro c’è piena concordia: «Con Pisapia ci siamo anche abbracciati», ha detto Maroni. Se vogliono scontrarsi in vista delle Europee, non gli mancano i motivi di contrasto, ma, per favore, giù le mani dall’Expo.

 

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