L'insolubile rebus delle materie prime

Dalla Rassegna stampa

Il greggio scivola bruscamente, tornando sotto i 100 dollari, le altre materie prime seguono. Come se, improvvisamente, si siano esaurite tutte le pressioni della domanda delle ultime settimane. I mercati, se sbagliano, si correggono da soli, ma questi movimenti bruschi non lasciano tranquilli; e a poco vale ricordare che le materie prime dovrebbero seguire un andamento ciclico attorno a un trend stabile di lungo periodo, raramente ripido, e sono quindi molto diverse dalle azioni destinate in situazioni normali a salire o a scendere con ritmi anche rapidi. Torna allora un sospetto che gli economisti accademici non riescono ad apprezzare, mentre gli analisti di mercati spesso nutrono: quello di un mercato alimentato da una liquidità in eccesso in cerca di asset sicuri, come l'oro, o considerati destinati a salire da fattori strutturali, come accade per il petrolio sospinto dalle previsioni di una domanda forte nei paesi emergenti e difficilmente comprimibile in quelli avanzati oltre che di un'offerta relativamente rigida. La lezione del 2008, il rapido rialzo e la successiva caduta libera, non va dimenticata: sui mercati delle materie prime basta un flusso relativamente piccolo di capitali per muovere i prezzi; a volte - accade sui prodotti "minori" - di tanto.

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