L'impossibile Dc

Dalla Rassegna stampa

Nel mondo cattolico, anche ufficiale, si muove qualcosa, si avvertono atteggiamenti che invitano a riflettere. In primo luogo, sembra la chiesa e i suoi portavoce laici abbiano accantonato i toni apocalittici, di sfida, che improntarono la stagione dei referendum 2005 sulla legge 40 e il Family day del 2007: sul tema dell'applicazione dell'ici alle opere gestite dalla chiesa il cardinale Bagnasco ha rilasciato, scrive un autorevole giornale, un messaggio non più "arcigno" - come era stato poche settimane fa - ma addirittura "distensivo". Bagnasco ha anche fatto una apertura al governo Monti, con ciò volendo significare che il 18 febbraio la celebrazione dei Patti Lateranensi avverrà in un clima positivo e costruttivo, anche se il capo del governo italiano (assieme alla sua signora) ha tenuto a non genuflettersi nel rituale baciamano al Pontefice in occasione della sua visita in Vaticano. Anche nel mondo del laicato cattolico spira un'aria nuova (che alcuni definiscono però di "grande agitazione"). Sta a vedere che qualcuno si sta adoperando per la rinascita della Balena Bianca, la mitica Democrazia cristiana: la certezza assoluta non c'è, e anzi Andrea Riccardi, il cattolico ministro per la Cooperazione e l'integrazione, ha affermato: "No, non credo che rinascerà". Forse pesa il recente sondaggio dell'Ipsos per il quale solo il 9 per cento dei cattolici italiani ritiene utile che vi sia un partito che li rappresenti direttamente.

Però sono molti, pare, che si muovono attivamente, nello spirito dell'incontro di Todi del 17 ottobre scorso, proprio per coagulare la galassia dei credenti organizzati, dalle Acli alla Comunità di Sant'Egidio, dalla Cisl alla Azione cattolica, dai Focolari ai Neocatecumenali - manca l'Opus Dei, credo - così da poter agire "sul piano sociale e politico" "in maniera più forte e incisiva". Se non è un partito, cos'altro potrà essere? Intanto, altri cattolici da lungo tempo lavorano, già politicamente organizzati, per far crescere il "loro" terzo polo con l'ambizione di liquidare il bipolarismo. Due progetti diversi? Concorrenziali?

Manovre, manovrette, un po' confuse negli obiettivi e negli strumenti, ci pare di poter dire. Comunque, un po' provinciali. Che hanno a che fare con la grande Democrazia cristiana, davvero "filia temporis", figlia del suo tempo? La Democrazia cristiana italiana ha avuto grandi partiti fratelli in Francia o in Germania, per limitarci ad esempi di spessore internazionale. Quei partiti erano nati per contrapporsi, dalla metà dell'Ottocento in poi, a una società che si stava secolarizzando. Era un compito assorbente, di portata storica, perché in definitiva si trattava della (ri)conquista della modernità o quanto meno della sua interpretazione. Forse l'interpretazione che uscì da quegli sforzi fu espressione di una ostilità preconcetta, ma nella prassi quei partiti seppero fornire contributi positivi alla stessa democrazia.

Il Montalembert o il Lamennais cui si deve la nascita del cattolicesimo liberale in Francia, un don Sterzo o un De Gasperi, un Adenauer o un Kohl garantivano una visione ampia e articolata della società e dei suoi problemi. E, fatto non trascurabile, quei partiti si muovevano in un contesto altamente stimolante. Fino, e anche oltre la Seconda guerra mondiale, l'Europa era il centro del mondo, quanto avveniva fuori di essa non contava troppo, il confronto tra laici (laicisti) e credenti aveva un valore universale: con tutta la conflittualità che c'era tra quelli e questi, ci fu a lungo la convinzione che, grazie al colonialismo e sulla scia del postcolonialismo, il cristianesimo nelle sue varie forme sarebbe divenuto la religione universale, le altre erano solo residui folkloristici, roba da studiosi di antropologia. In fondo, anche i cristiani avevano assimilato la filosofia del progresso illimitato. Oggi non è più così, fuori d'Europa si sviluppano idee che costituiscono nuovi universi interpretativi del reale e della società. Il cristianesimo, lo stesso cattolicesimo, è solo una delle possibili forme della religiosità; il dialogo interreligioso non può sempre vedere al suo centro il Papa cattolico.

La riflessione dei cattolici
La nuova Democrazia cristiana, o comunque il nuovo rassemblement dei credenti e dei loro movimenti nascerebbe in un vuoto e nell'isolamento storico. E quali potrebbero essere i contenuti, i valori, di cui il nuovo soggetto dovrebbe nutrirsi? La Democrazia cristiana aveva un forte background sociale, in grazia del quale poteva vantarsi di rappresentare l'anima profonda, antica, del paese. Per quanto diffusi, i movimenti che entrerebbero a costituire il nuovo soggetto sono socialmente minoritari. Le Acli soffrono dello stesso tramonto dei sindacati operai, i movimenti giovanili, studenteschi, universitari, ecc., non godono di un grande respiro. Restano solo i valori cosiddetti non negoziabili, che però hanno il difetto di essere incompatibili con gli sviluppi della modernità scientifica, senza offrire spazio a possibilità di dialogo. Penso che la riflessione dei cattolici italiani debba approfondire questi e altri problemi che potrebbero risultare di inciampo a una loro rinnovata presenza nello spazio pubblico.

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