La Libia preoccupa Eni Scaroni: «Tra 4-5 anni si tornerà al nucleare»

La Libia comincia a preoccupare Eni. Il protrarsi dei disordini nel Paese, dove il cane a sei zampe è il primo operatore internazionale, preoccupa per l'impatto sulla produzione, che potrebbe arrivare nel 2011 a 200mila barili al giorno in meno. A favore della società c'è però il rialzo del prezzo del petrolio che finora, ha spiegato l'ad Paolo Scaroni, ha compensato l'impatto libico. Tanto da poter guardare con tranquillità al dividendo di quest'anno. Assemblea annuale del gruppo, ieri, anche alla luce del declassamento del rating da parte di Fitch che, proprio per le incertezze in Libia, ha tagliato il giudizio da AA- ad A+. Se il prezzo del greggio dovesse ripiegare sui 70-80 dollari al barile, allora sì che «il fenomeno Libia sarebbe una ragione per riconsiderare la politica dei dividendi», dice Scaroni. L'assemblea è stata l'ultima presieduta da Roberto Poli, cui subentrerà il neo eletto Giuseppe Recchi. Scaroni non ha escluso ancora una volta la cessione di Snam, sulla quale comunque non c'è alcuna fretta di decidere. E ha assicurato che nel prossimo quadriennio i risultati di Eni resteranno «al top». Una garanzia di cui possono essere soddisfatti Tesoro e Cassa Depositi e Prestiti che riceveranno un assegno complessivo di oltre 1,2 miliardi. Corollario sul nucleare. «Ci sarà un ripensamento che potrà durare 4 o 5 anni, poi l'atomo potrà ritornare alla ribalta».
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