L'Europa: pronti a rivedere i rapporti

Dalla Rassegna stampa

L’Ue è pronta a rivedere le sue relazioni con l’Egitto se non cesseranno subito le violenze e se non ci sarà un ritorno a un percorso democratico. A rischio c’è infatti la stabilità dell’intera regione mediorientale, con «conseguenze imprevedibili». È l’avvertimento che ha ricevuto il plauso del ministro degli Esteri Emma Bonino - lanciato direttamente al Cairo dai due pesi massimi dell’Ue, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione José Barroso, alla vigilia della prima riunione d’emergenza degli ambasciatori dei paesi europei. Il meeting, che si terrà stamattina a Bruxelles, dovrà infatti preparare il terreno per un’imminente riunione dei ministri degli Esteri dei 28, che decideranno una posizione comune e azioni nei confronti dell’Egitto piombato sull’orlo della guerra civile. Sul piatto, il futuro dei fondi europei per il paese mediterraneo ma anche, come se ne fa portavoce l’Italia, l’embargo sulle armi.

«L’obiettivo primo è la cessazione delle violenze, anche se è solo il primo passo», ha spiegato la Bonino. Deve infatti «essere evitata ogni ulteriore escalation», hanno ammonito Barroso e Van Rompuy, perché «non c’è alternativa al dialogo». Per questo «tutte le forze politiche» devono «impegnarsi di nuovo» in un «processo politico che porti presto a nuove elezioni e alla nomina di un governo civile», mentre «l’esercito egiziano deve rispettare e sostenere questo processo». Lo stesso numero uno della diplomazia Ue, Catherine Ashton, è stata due volte in Egitto nell’ultimo mese, incontrando anche il deposto presidente Morsi, prigioniero in un luogo segreto. Lo scorso venerdì, al culmine della repressione dei manifestanti egiziani, erano intervenuti a chiedere «la necessità di un messaggio europeo forte» e una «concertazione urgente» a livello Ue non solo l’Italia ma anche Francia, Gran Bretagna e Germania. Gli ambasciatori Ue faranno oggi il punto della situazione e cercheranno di coordinare le posizioni dei 28. Uno degli strumenti di pressione principale, oltre ai circa 450 milioni di euro per il periodo 2011-2013, sono i 5 miliardi promessi a novembre all’Egitto a partire dal 2014, il cui esborso è comunque sottoposto a rigide condizioni.

 

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