L'Europa insiste sui chiarimenti ma senza ritorsioni

STRASBURGO - Il Parlamento europeo si scandalizza per il Datagate. Ma è soprattutto il centrosinistra a volere che l’Ue mostri i muscoli rinviando il negoziato per l’accordo di libero commercio finché gli Usa non avranno dato i chiarimenti e le garanzie necessari. A Bruxelles e nelle capitali come Roma le reazioni sono più caute. Emma Bonino «spera che il negoziato non sia a rischio» e sottolinea che anche chi «ha avuto toni più minacciosi» (riferimento alla Francia) sono convinti dell’importanza della trattativa. E mentre Hollande auspica «una posizione coordinata comune» dell’Europa, Angela Merkel afferma che la vicenda avrà grande rilevanza anche nelle trattative economiche con gli Usa e chiede che anche per l’economia e la finanza sia no date garanzie «che non si venga spiati non importa da chi».
La cancelliera però non parla di rinviare la trattativa. Così come il presidente del Consiglio dell’Ue Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, davanti alla plenaria di Strasburgo. In sostanza nell’esecutivo europeo sembra emergere questa linea: l’Ue non vuole rinvii del negoziato con gli Usa, ma Washington è invitata a dare chiare spiegazioni al più presto, possibilmente prima di lunedì. I diplomatici di lungo corso sanno bene che Bruxelles è il crocevia mondiale dello spionaggio. Ma il Parlamento europeo, come già 15 anni fa, quando si scoprì la rete Echelon di cui Prism sembra la versione aggiornata, formalmente si dichiara scandalizzato. E insiste che gli Stati Uniti diano chiarimenti.
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