"L'Europa farà di più contro gli scafisti ma l'Italia ha già avuto i fondi che servono"

Signora Malstrom, questa volta al largo di Lampedusa è una carneficina. E naturalmente ricominciano le polemiche contro l’Europa. Lei, che è commissario europeo responsabile per gli affari interni e l’immigrazione, come si sente?
«È terribile. Questa è una vera tragedia umanitaria. Ho avuto la notizia in piena notte qui a New York, dove sono per l’assemblea delle Nazioni Unite. Quelle persone stavano solo cercando un futuro migliore e in molti casi stavano fuggendo da persecuzioni o da paesi in cui la loro vita era in pericolo, come la Siria. È inaccettabile ed è ora che tutti i paesi europei si assumano le loro responsabilità».
Lei ha avuto contatti con le autorità italiane, cosa vi siete detti?
«Ho subito chiamato il ministro Alfano per esprimergli la mia piena solidarietà e il mio sostegno per l’enorme sforzo che le autorità italiane stanno affrontando negli ultimi mesi di fronte all’aumento dell’afflusso di immigrati irregolari. Abbiamo deciso di lavorare insieme per mettere la questione in discussione martedì prossimo al Consiglio dei ministri dell’Interno. Il ministro mi ha anche invitato a Lampedusa e naturalmente ho accettato».
Sì, ma l’Europa che cosa può fare di fronte a questo fenomeno?
«L’Europa deve fare di più e i suoi Stati membri devono mostrare solidarietà in maniera concreta. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per combattere i criminali che sfruttano la disperazione umana. Abbiamo già migliorato la nostra capacità a identificare e soccorrere le imbarcazioni a rischio prima che queste tragedie accadano. Ma non sempre è possibile farlo in tempo. La Commissione europea ha sviluppato un nuovo strumento, Eurosur, che diventerà operativo a dicembre, per migliorare il coordinamento tra le autorità nazionali che potranno così individuare con più precisione e rapidità le piccole imbarcazioni in difficoltà e intervenire per soccorrerle. Dobbiamo definire politiche di maggiore apertura verso i richiedenti asilo e di chi può aver bisogno della protezione internazionale».
Secondo lei, allora, si è fatto tutto quel che era possibile?
«Gli Stati membri hanno fatto finora sforzi molto limitati nel settore della ricollocazione dei rifugiati nell’Ue e possono fare molto di più, evitando ai più vulnerabili di dover affidare la loro vita a criminali senza scrupoli. Dobbiamo continuare a collaborare con i Paesi di origine del traffico, e aprire nuovi canali all’immigrazione legale. Non possiamo lottare contro l’immigrazione illegale ciascuno per conto proprio. Il rispetto dei diritti umani, del diritto di asilo e del principio di non respingimento in mare sono le condizioni di base per una politica europea dell’immigrazione».
Ci sono molte polemiche sul fatto che l’Europa non fa abbastanza per affrontare l’emergenza umanitaria.
«La Commissione europea dal 2011 ha investito tempo, energia e fondi per sostenere gli Stati membri che devono fronteggiare una particolare pressione di flussi migratori. Italia, Grecia e Malta godono di una particolare attenzione per quanto riguarda il finanziamento e il supporto pratico. Frontex coordina molte operazioni di controllo alle frontiere con particolare attenzione alle rotte del Mediterraneo centrale. L’Italia è tra i principali beneficiari dei fondi europei destinati a questo scopo: 232 milioni nel periodo 2010-2012 e 137 milioni solo per il 2013. Anche l’Ufficio per l’asilo europeo è disponibile ad aiutare l’Italia. E comunque siamo pronti ad esaminare con le autorità italiane altre forme di assistenza e sostegno che possano rivelarsi necessarie».
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