L'Europa deve rispondere

Riesplode la protesta in Ucraina con scontri e vittime. I manifestanti, scesi. in piazza fin da novembre, sventolano le bandiere della Ue, segno evidente che gli ideali europei, in crisi nell’Occidente, offrono un simbolo potente ai nostri vicini orientali. Anche per questo, una risposta s’impone. Il dramma che si svolge in queste ore nelle piazze di Kiev interpella direttamente l’Europa: le sue coscienze e il suo agire politico. Perché i manifestanti ucraini sono scesi in strada fin da novembre sventolando le bandiere blu e oro della Ue, segno che gli ideali europei, preda di una crisi di stanchezza in Occidente, offrono ancora un simbolo potente ai nostri vicini orientali.
D’altra parte il detonatore della crisi è stato proprio il mancato accordo di associazione fra Ucraina e Unione europea: fino al 21 novembre il governo di Kiev sembrava intenzionato a firmare l’intesa, che avrebbe esteso alla Repubblica ex sovietica gran parte dei benefici del mercato unico. Ma nelle vicenda è entrato a piedi uniti Vladimir Putin, deciso a mantenere l’Ucraina nella propria sfera d’influenza: perché, come viene sempre ripetuto, senza l’Ucraina la Russia non potrà mai essere un impero. Il Cremlino, dopo aver minacciato di ridurre Kiev alla fame, ha messo sul piatto 15 miliardi di dollari e sostanziosi sconti sul prezzo del gas. Quanto bastava per indurre il leader ucraino Viktor Yanukovich a voltare le spalle alla Ue e rifugiarsi nell’abbraccio del grande fratello slavo. «Noi non siamo impegnati in una gara al rialzo con la Russia», hanno ripetuto più volte gli europei.
Ma è evidente che Putin aveva molto più a cuore degli occidentali la partita geopolitica che si gioca sull’Ucraina. Tanto è vero che gli europei, di fronte alla protesta che assumeva man mano caratteri sempre più violenti e alla dura repressione da parte del regime, non hanno saputo offrire molto più che esortazioni al dialogo e alla riconciliazione. Ora, di fronte ai blindati in piazza a Kiev, l’Europa non ha più giustificazioni. Può muoversi su due fronti: imporre sanzioni alla libertà di movimento personale e di capitali dei leader ucraini; e tenere la porta aperta a un immediato pacchetto di aiuti se un nuovo governo scegliesse di riprendere la strada della Ue. Perché altrimenti darà ragione alla vice segretario di Stato americana Victoria Nuland e al suo ormai celebre sbotto: «Fuck the Ue», si fotta l’Europa.
© 2014 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati
SU