L'euro che ci costringe a diventare «europei»

Dalla Rassegna stampa

Decennale dell'euro, o funerale? Se lo chiede Giovanni Moro nel suo ultimo libro - «La moneta della discordia» -, che si presenta oggi a Roma: uno dei risultati di un programma internazionale di ricerca e dialogo intitolato The other side of the coin, l'altra faccia della moneta, promosso a partire dal 2009 da FONDACA, il think tank europeo creato da Moro. Nel dibattito pubblico sull'euro, non certo accademico visto che tocca la vita e il destino di tutti, c'è qualcosa che non viene considerato ed è invece della massima importanza. Si tratta della dimensione nascosta della moneta unica, ossia dell'insieme di fattori culturali, sociali, politici e di economia della vita quotidiana che hanno avuto e hanno un effetto diretto sul nostro essere cittadini europei; un effetto così forte che è ormai difficile distinguere cosa è europeo da cosa è nazionale. Questa faccia nascosta della moneta è costituita ad esempio dai simboli contenuti nei pochi centimetri quadrati di monete e banconote: simboli delle tante identità nazionali (nelle monete) e insieme della identità comune in costruzione, a cui alludono le immagini di porte, finestre, archi e soprattutto ponti raffigurati nelle banconote. Non è un caso che i cittadini dei paesi della Eurozona vivano la loro identità europea in modo molto più forte di quelli dei paesi che non hanno adottato la moneta unica. L'euro, inoltre, ha creato un nuovo ambiente per i cittadini europei, costituendo l'unico linguaggio comune di 23 lingue diverse e lo strumento per relazioni di comunicazione e scambio. Esse sono tangibili nelle transazioni economiche (due terzi dei cittadini calcolano in euro le loro spese ordinarie e la metà di essi anche quelle straordinarie come acquistare una casa), ma anche nei viaggi: nel 2010 quasi la metà dei cittadini della Euro- zona ha visitato un altro paese europeo, essendo la libertà di movimento il primo e più sentito significato della cittadinanza europea. L'euro è infine una moneta senza stato: una anomalia, visto che il battere moneta è un elemento distintivo della sovranità nazionale. La sua introduzione, però, sta costringendo la litigiosa partnership europea a porsi il problema di rafforzare la dimensione politica della Unione, superando quella che Romano Prodi, nella intervista contenuta nel libro, chiama «leadership barometrica»: più attenta ai sondaggi, cioè, che al destino della cittadinanza.

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