Lettera - Uno strano week end di libertà tra articolo 18 e Lucio Dalla

Dalla Rassegna stampa

Cara Europa, ho condiviso il vostro scritto di sabato, «Per un Articolo 21 bis», col quale avete presentato il decennale dell'omonima associazione, la sua assemblea svoltasi venerdì e sabato nella sala della Chiesa metodista in Roma, e avete prospettato l'esigenza di una riforma dell'articolo della Costituzione esteso a tutti i media (social e personal) che non c'erano quando la Costituzione fu redatta. Perciò sono rimasto un po' interdetto seguendo sia sabato, sia ancor più domenica i servizi tv sui sui funerali di Lucio Dalla. Già non avevo capito bene il perché di tutte quelle preventive limitazioni ed esclusioni imposte dalla curia bolognese per celebrare i funerali in San Petronio (che fra l'altro, come forse i non bolognesi non sanno, è gestita dalla curia, ma è di proprietà del comune). A me era parso di risentire in quelle limitazioni ed esclusioni, a cominciare dalle canzoni di Dalla, una riedizione più abile del divieto imposto da Ruini a una chiesa di Roma di celebrare i funerali di Welby, reo davanti al gran sacerdote d'aver consentito il distacco della spina in extremis, come la povera Eluana dopo 17 anni di tormenti. Perché Articolo 21 non ha parlato anche di questo?

Adelmo Oderisio, Bologna

Perché, come lei avrà visto ricercando sul web, giorno dopo giorno grandinano problemi non
solo sulla libertà di stampa e d'opinione, ma sulla stessa sopravvivenza fisica di alcuni media,
a cominciare dai giornali in carta stampata; e per ovvie ragioni di stile si è pensato di non rilasciare
commenti e men che meno fare polemiche preventive (l'assemblea si è chiusa sabato, la
funzione religiosa a San Petronio si è svolta domenica), anche se i preventivi condizionamenti
curiali avevano richiamato a noi tutti gli ukase di Ruini. (Ciò nonostante, ritengo che in chiesa
si cantino gli inni religiosi. E quelli laici sulla pubblica piazza). Proprio perché siamo laici e non vogliamo intromissioni clericali nelle leggi, nelle regole, nelle scuole, nella ricerca e nei comportamenti laici, dobbiamo evitare a nostra volta improprie invasioni di campo. Così come dovremmo manifestare con discrezione le nostre libere scelte private, specie se sgradite a molti altri come le emozioni di Alemanno.

Certo, caro Oderisio, tante cose si eviterebbero e la stessa estetica della vita ne guadagnerebbe se fossimo capaci di autolimitazioni e se anche l'Italia arrivasse al riconoscimento delle unioni gay come gli Usa, dove, con la recente decisione del Mariland, sono saliti a otto gli stati che hanno legittimato le unioni omosessuali (le chiamo così e non matrimoni sempre per la questione delle reciproche non invasioni di campo: il matrimonio, fin dalla legge romana, molti secoli prima della Chiesa, è coniunctio macis et feminae). Noi siamo ancora alle cortine fumogene della curia bolognese, e ai lapsus tv di Lucia Annunziata, che provocano sensibilità rese morbose da secoli di persecuzioni. In più, restando alla nostra assemblea, ci siamo tutti riconosciuti nelle parole inviateci da Roberto Saviano (a proposito, domenica sera lei ha visto la lunga trasmissione di Giorgio Santelli su Rai News?): «Sarebbe bello poter pensare ai contenuti e non continuare a dover combattere per gli spazi negati: sarebbe bello se nell'informazione fossero riconosciuti i meriti. Meriti indipendenti dalle vicinanze politiche, ma per capacità di analisi, di divulgazione, di critica... Sarebbe bello che si comprendesse anche nel nostro paese che la crisi economica dimostra che uri informazione più libera e capillare avrebbe potuto dare anticorpi alla società civile, protezione ai lavoratori; sarebbe bello che tutto ciò fosse già accaduto...».

Insomma, a differenza della doppia morale, della doppiezza laica o clericale, la libertà chiude le stalle prima che i buoi fuggano ed evita la drammatizzazione dei problemi: come sarà anche del diritto degli omosessuali e di ogni altra minoranza intellettuale, razziale, religiosa, a vivere una vita non clandestina, da ebrei ghettizzati, nei troppi secoli dimenticati che hanno preceduto non innocenti il nazismo. Perciò l'onorevole Giulietti, lanciando il nuovo manifesto politico dell'Associazione, ha aperto venerdì i lavori con una «Lettera a Monti»: nella quale gli si chiede di portare in Europa, insieme alle questioni finanziarie ed economiche, per cui tutti gli siamo grati, i problemi della libertà d'informazione in Italia, distanti dai parametri europei quanto lo spread dei nostri titoli da quello tedesco, fino a qualche settimana fa.

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